Cultura

Mean Mary – Woman Creature (Portrait Of A Woman, Part 2) :: Le Recensioni di OndaRock

Su gentile concessione di “The Long Journey“, sito d’approfondimento sulla roots music americana.

Mean Mary, nome d’arte di Mary James, tra i segreti meglio custoditi della scena roots contemporanea, ha vissuto intensamente una vita fatta di musica e di travagliate vicissitudini personali, maturando proprio per questo una forte personalità e la capacità di unire con grande talento le proprie radici folk tradizionali e contemporanee, raccontando affascinanti storie ambientate spesso in un misterioso e drammatico profondo Sud.
Nonostante un grave incidente stradale e conseguente trauma cranico che ne danneggiò parzialmente le corde vocali, Mean Mary ha una voce potente, melodiosa e ricchissima di sfumature, così come le sue innate doti strumentali ne hanno fatto una banjoista incisiva e una brava chitarrista e violinista, ma è la sua ampia e profonda visione musicale quella che ha caratterizzato una carriera sempre più convincente. Una ex enfant prodige (il suo primo brano inciso, all’età di cinque anni, fu una “Mean Mary From Alabama” che le valse il nomignolo che ancora si porta appresso) che ora ha una discografia dove dinamismo e personalità hanno raggiunto livelli notevoli.

Questo “Woman Creature (Portrait Of A Woman, Part 2)” è appunto il secondo capitolo di un percorso interiore dove vengono espressi i molteplici lati di una personalità complessa e in cui le coloriture negli arrangiamenti, prettamente acustici, giocano un ruolo basilare nel dettarne le coordinate. L’aiuto familiare gioca un ruolo importante e il fratello Frank James è fedele pard con il suo lavoro chitarristico alla dodici corde, mentre la madre Jean James è coinvolta nella scrittura, a quattro mani con la figlia, di almeno metà dei brani presenti.

“Revenge” è la riflessiva apertura dell’album con una melodia penetrante che si insinua pian piano, armonie vocali quasi oniriche, tablas che portano un tocco esotico al tutto e una ballata dal forte piglio folk. Con la seguente title track Mean Mary imbraccia l’amato banjo e si butta in un misterioso mondo fatto di strane creature a metà tra la realtà e il fantastico con tanto di tenui ululati di coyote, mentre tra i momenti più intriganti c’è la lunga e articolata murder ballad, “Murder Creek”, dove emerge tutto il mistero legato ai più reconditi angoli del Sud rurale e alle sue drammatiche storie.

Il miscelare tutte le influenze a cui è stata esposta nella sua crescita è la principale dote di Mean Mary, capace di esprimere sempre il suo grande cuore dando letture diverse ai vari momenti, come in “Portrait Of A Woman”, dove sembrano affacciarsi inflessioni ispaniche nel corso della melodia, o nello splendido strumentale, seppur breve, “Sweet Spring” dai toni puramente tradizionali.
Colorazioni caraibiche compaiono in “Mr. What A Catch I Am”, fascinazioni tra folk e blues fanno da sfondo alla narrazione di “Frozen Strings”, dove la nostra imbraccia la chitarra elettrica, e l’amore per certe soul ballad fa capolino nella conclusiva “Bring Down The Rain”, segno ulteriore di una personalità poliedrica e mai scontata.

13/10/2024




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »