Mdou Moctar – Tears Of Injustice: :: Le Recensioni di OndaRock
L’ultimo album della band rock del Niger ha dominato i consuntivi di fine anno del 2024, grazie a una potente mistura di tematiche politiche bollenti e una rovente musicalità afro-rock. Spogliate dei furenti riff e assolo chitarristici, le canzoni dell’album dei Mdou Moctar, “Funeral For Justice“, rinascono dalle loro ceneri, con un tratteggio desert-blues che offre ulteriore respiro.
Nel passaggio dall’irruenza alla riflessione di “Tears Of Injustice”, le canzoni si distendono e si dilatano, riscoprendo l’originaria natura intimistica e acustica, canalizzando così l’attenzione sulle profonde tematiche e sulle trame armoniche e ritmiche, quest’ultime in prima linea in versioni più spoglie e struggenti.
Il gruppo aveva già manifestato l’intenzione di realizzare una versione acustica del suo ultimo disco, e a dare ulteriore spunto è stata l’impossibilità di poter rientrare in Niger dopo il tour americano, a causa del colpo di stato che ha riportato i militari al comando del paese. E’ il motivo per il quale i musicisti hanno prenotato uno studio a Brooklyn per incidere “Tears Of Injustice”.
Pur venendo meno l’elemento che differenzia i Mdou Moctar dalle altre band tuareg, è innegabile che il tratto chitarristico del leader resti unico, potente e passionale anche in questo contesto più accorto e poco incline alla distorsione. La natura corrosiva dei brani rimane immutata al pari delle invettive nei confronti dei leader politici africani.
Un lieve senso di nostalgia per la lontananza dalla propria terra e dai familiari, ora fortunatamente riabbracciati, marca a fuoco queste nuove versioni unplugged, o se volete prive della componente heavy-rock degli originali. Alcune brillano di nuova luce come “Imouhar”, dove un leggero accenno di chitarra elettrica, posto al centro degli otto minuti e mezzo di questa versione, funge da richiamo a una catarsi collettiva in cui rabbia e dolore si uniscono in un’unica preghiera laica.
Altrettanto intensa e convincente la nuova veste di “Oh France”, una delle più brusche denunce politiche dei Mdou Moctar, qui sorretta da un ottimo groove ritmico. Solo la nuova versione di “Sousoume Tamacheq” resta leggermente nell’ombra: la tensione dell’originale è addomesticata e il risultato è poco convincente.
“Tears Of Injustice” è un disco maggiormente allineato allo stile desert-blues, ma il fuoco continua ad ardere sotto queste canzoni, anche se sprovviste di riff granitici e graffianti: per quanto angosciosa e struggente, una canzone come “Modern Slaves” resta una delle pagine più eversive che ascolterete quest’anno.
10/04/2025