Società

Maude Apatow: «È ingiusto prendere in giro la Gen Z: siamo intelligenti, emotivamente consapevoli e appassionati»

Perché Euphoria è diventato un 
fenomeno, secondo lei?
«Perché non cerca di essere “moderna” o di rappresentare qualcuno; ha semplicemente creato il suo mondo, traspira autenticità. Anche i vestiti sono aspirazionali. Non insegue le tendenze, le crea: questo aspetto è davvero figo. Spesso le serie sui giovani finiscono invece per seguire i soliti cliché».

Che rapporto ha con Zendaya, 
Sydney Sweeney e gli altri attori del cast?
«Siamo come una famiglia. Ho iniziato a girare a vent’anni, ora ne ho quasi 28. Ci sosteniamo a vicenda. A volte ci vediamo tutti insieme, l’ultima volta è stata un paio di mesi fa: abbiamo fatto una serata karaoke».

Il suo cavallo di battaglia?
«What’s Up dei 4 Non Blondes».

Com’è stato riunirsi sul set?
«Non credo di poter dire niente, sono piuttosto terrorizzata… ma è stato emozionante ritrovarci tutti nello stesso spazio. La nuova stagione fa un salto in avanti di cinque anni: tutti i personaggi hanno finito il college. È un po’ quello che è successo a noi, in questi anni straordinari».

Avete una chat di gruppo?
«Sì, ci scriviamo spesso, ma in piccoli gruppi. La chat del cast probabilmente si chiamava “Euphoria”, qualcosa di banale, mi dispiace deluderla…».

Che rapporto ha con i social?
«Sto ancora cercando di deciderlo… Non sono così disciplinata 
come vorrei, perché penso che dovrei usarli meno. Credo che i social media possano essere straordinari, ma nello stesso tempo possono essere davvero stressanti, quindi sto cercando di capire come mettere dei confini sani».

Legge i commenti su di lei?
«Vorrei dire che non li guardo, ma a volte lo faccio. Cerco di non passarci troppo tempo: ho un’app che mi blocca l’accesso a Instagram durante il giorno, però a volte la disattivo, quindi… Però mi sono tolta da TikTok perché era troppo stressante, e ne sono contenta».

Di che cosa parla Poetic License, il suo debutto alla regia?
«È una commedia ambientata in un college… forse non proprio romantica. È la storia di tre amici improbabili, in un campus. Mi sono ispirata a James L. Brooks e Cameron Crowe. Volevo qualcosa di nostalgico ma fresco e moderno».

Che consigli le hanno dato i suoi genitori?
«Mio padre crea sempre uno spazio sicuro per gli attori per rischiare, provare, improvvisare, ed è quello che ho provato a fare anche io. Mia mamma mi ha detto soltanto: fidati del tuo istinto. L’ho fatto».


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