Maturità e studenti ribelli: contestazioni e proteste ‘campanello d’allarme’ per la scuola italiana | isNews
La voce dei ragazzi contro un sistema che “deforma” più che formare: dopo il caso di Gianmaria Favaretto, che si è rifiutato di sostenere l’orale, aumentano le prese di posizione dei giovani. Un grido d’aiuto e una richiesta d’ascolto da parte di un’intera generazione
di Pietro Ranieri
ROMA. La Maturità 2025 si sta trasformando in un inatteso palcoscenico di contestazione studentesca. Tutto è iniziato con Gianmaria Favaretto, 19 anni, liceale padovano, che si è presentato all’orale dichiarando: “Non sosterrò il colloquio”. La Maturità, ha detto Favaretto, è “una sciocchezza che non rispecchia la reale capacità dei ragazzi”, aggiungendo che “il voto non deve qualificare le persone”. Una contestazione dopo la quale, in questi giorni, stannno aumentando – forse per emulazione, o forse no – i gesti simbolici da parte di ragazzi che mettono in discussione il sistema scolastico italiano.
Sulla scia di Favaretto, Maddalena Bianchi, 19 anni, liceale bellunese, ha così rifiutato ugualmente di sostenere l’orale. La sua scelta, spiega al Corsera, mirava a contestare i “meccanismi di valutazione scolastici, l’eccessiva competitività, la mancanza di empatia del corpo docente”. Ha spiegato come, nonostante un’ottima preparazione, sia mancata “l’attenzione alle persone”, con i docenti “sempre e solo sui voti”. Maddalena ha denunciato la “pressione per le verifiche” e l’”ansia” quotidiana, e come la scuola spinga a essere “i primi della classe”, rendendo difficile affrontare un voto negativo. Ha anche raccontato di essersi sentita demotivata da voti insufficienti nonostante l’impegno, ad esempio in latino e fisica. Sebbene non avesse informato i genitori, la madre ha definito la sua azione “coraggiosa”. La commissione ha ascoltato con interesse, ammettendo le difficoltà del sistema. Maddalena crede che la sua generazione stia avviando una “rivoluzione”, ispirata da approcci come quelli del “Nord Europa”, che abbattono la competitività con “nuovi sistemi di insegnamento”.
Ma le contestazioni non finiscono qui. Marina Duca, studentessa del liceo classico di Nardò, ha affidato a una lettera aperta il racconto di quella che lei definisce “umiliazione” subita durante l’orale. La testimonianza, sottoscritta anche da altri studenti presenti, accusa la presidente di commissione, Chiara Vantaggiato, di aver “monopolizzato l’interrogazione”, ponendo “domande ambigue, fuori tema e spesso in tono provocatorio”. Tra gli esempi, una domanda ritenuta “capziosa” sulla lamentela verso il Governo, volta a farla “cadere in contraddizione”. Il momento più doloroso è stato il trattamento riservato al suo progetto PCTO, che sarebbe stato “denigrato e sventolato come se fosse carta straccia”, negandole “l’attenzione e il rispetto”. Marina è uscita “con le lacrime agli occhi”, non per il voto, ma “per come sono stata trattata”. La dirigente Vantaggiato ha respinto le accuse, affermando che le attività si sono svolte “unicamente nell’interesse degli alunni” e senza “rilievi o eccezioni”.
Il docente e scrittore Enrico Galiano, spesso critico nei confronti del sistema scolastico italiano, di fronte a queste proteste ha invitato ad “ascoltare davvero quello che stavano cercando di dire gli studenti”. Per Galiano non si tratta di giudicare la correttezza delle proteste, ma di riconoscere che i ragazzi stanno mettendo in discussione un “esame vecchio” e una scuola che “misura, pesa, classifica: e così facendo non forma davvero. Più che altro, deforma”. Al centro della sua critica c’è il sistema dei voti, che definisce un “dio minore a cui da decenni sacrifichiamo entusiasmo, creatività, libertà”. Galiano sottolinea come le risposte spesso si riducano a richiami al rispetto o al ‘così si è sempre fatto’, chiedendosi se la scuola debba essere solo questo.
Galiano invita infine a guardare oltre i confini: in Germania, la Maturità include un progetto personale; nei Paesi Bassi, il voto finale si basa per metà sul lavoro annuale e per metà su prove nazionali, con una tesina personale; o in Finlandia, dove l’esame finale è addirittura facoltativo. Il docente conclude con un monito: “Forse non siamo noi a doverli giudicare. Forse sono loro a chiederci: volete che continuiamo ad adeguarci in silenzio, o avete il coraggio di cambiare con noi?”.
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