Sardegna

Matteo Lecis: “La Cagliari del futuro? Più accogliente per i suoi cittadini” | L’Intervista, Prima pagina

Cagliari, dicembre 2024. Una città che vorrebbe ripartire, ma che deve fare i conti con diverse problematiche. L’amministrazione è cambiata ed è cambiato anche l’approccio politico verso la costruzione di orizzonti futuri.

Matteo Lecis Cocco Ortu è assessore all’Urbanistica e alla Pianificazione di Cagliari. Un ruolo chiave, dal quale può prendere anima e corpo la città dei prossimi 30 anni. Il processo è già iniziato: non solo il lavoro con gli uffici, ma anche una serie di incontri e di eventi rivolti alla cittadinanza per discutere i cambiamenti di ciascun quartiere.

Sei mesi da assessore all’Urbanistica di Cagliari. Com’è stato entrare nel ruolo e quale situazione ha trovato?

Per me è il primo incarico come assessore con un ruolo esecutivo ma non partivo da zero perché conoscevo già l’assessorato ( per 13 anni ho fatto parte della commissione urbanistica) e avendo per quattro anni lavorato come dirigente al comune di Carloforte nel servizio Urbanistica e Ambiente. Ho ereditato una situazione di due servizi (la pianificazione e l’edilizia privata) con due ottimi dirigenti e tante persone preparate ma con un carico di lavoro eccessivo a causa della costante diminuzione di risorse umane: pensate che in dieci anni il comune di Cagliari è passato da circa 1500 dipendenti a poco più di mille.

Tra cantieri e tanti cambiamenti, i cittadini di Cagliari non hanno mancato di far sentire la propria contrarietà e difficoltà. Che tipo di processo è stato avviato per coinvolgerli nella cosa pubblica?

L’approccio che ho avviato è un approccio partecipativo e di ascolto. Per anni il comune ha lavorato a un piano urbanistico comunale di cui pochissimi conoscevano i contenuti: la prima cosa che abbiamo fatto è programmare un percorso partecipativo nei quartieri che raccontasse il lavoro fatto e coinvolgesse le tante competenze diverse che hanno a che fare con il principale strumento di pianificazione della nostra città, spiegando che il nostro obiettivo è affrontare la necessaria conversione ecologica, ridurre le disuguaglianze e fermare il consumo di suolo.

Il percorso partecipativo sul Puc è stato avviato diverse settimane fa. Che riscontri avete ottenuto?

Il riscontro è stato di centinaia di persone che hanno partecipato ai 7 incontri organizzati finora e di decine di contatti attraverso la piattaforma LabMet in cui abbiamo caricato il piano per ricevere osservazioni, contributi e suggerimenti prima della sua adozione. Ne approfitto per invitare tutti ad approfondire su partecipa.cittametropolitanacagliari.it e dare un contributo perché questo è il piano della città e siamo davvero convinti che la partecipazione attiva e informata sia la strada per migliorare le scelte che prenderemo insieme al consiglio comunale. L’approvazione di un piano urbanistico partecipato è un grande esercizio di democrazia di cui la politica ha bisogno.

Qualche giorno fa è stato firmato con la Regione e i diversi enti coinvolti il piano città per lavori di rigenerazione urbana. Di cosa si tratta e cosa comporterà?

L’accordo sul piano città degli immobili pubblici della città di Cagliari è uno strumento incredibile di collaborazione e programmazione condivisa tra i diversi enti pubblici detentori di immobili (spesso sottoutilizzati) in città. Per la prima volta intorno a un tavolo tecnico politico si siederanno con il comune di Cagliari anche la Regione Sardegna, l’Agenzia del Demanio, l’Università e l’Autorità di Sistema Portuale per definire insieme l’utilizzo di gran parte del patrimonio pubblico affinché diventi occasione di relazione e crescita per Cagliari e per i suoi cittadini. Partiremo dal decidere insieme il futuro dell’ex carcere di Buoncammino per cui lo Stato ha già destinato 65 milioni di euro e che vorremmo fosse un luogo vissuto dai cagliaritani e dai sardi in cui riflettere anche sui grandi temi della giustizia e della pace.

Diversi lettori ci scrivono: Cagliari non è una città turistica. Mettendo sul piatto la sporcizia, i tanti problemi, l’inciviltà. Qual è il processo necessario per aiutare Cagliari ad avvicinarsi verso una città per tutte e per tutti?

Per prima cosa Cagliari deve essere sempre più una città accogliente per i suoi cittadini e per chi sceglie di viverci, e solo dopo pensare alla sua vocazione turistica che è unica per il suo patrimonio naturale in mezzo alla città (pensiamo alle lagune e ai fenicotteri ad esempio o ai tanti parchi presenti in città e da collegare tra loro) e per la sua storia (Tuvixeddu è un luogo unico nel Mediterraneo e un nostro impegno sarà dare a Cagliari un museo della città che racconti a tutti la nostra storia e le trasformazioni future in atto che sempre più saranno condivise con la cittadinanza)

Altro tema scottante sono le case. Tanti affitti brevi, diverse difficoltà a trovare case in vendita a prezzi accessibili per il momento storico che stiamo vivendo. C’è una soluzione che possa aiutare sia chi cerca e chi offre?

La casa è un diritto e il tema del caro affitti è uno dei principali problemi che la politica nazionale deve affrontare. Noi con decine di altri amministratori stiamo chiedendo un nuovo piano casa nazionale che da una parte metta le amministrazioni nelle condizioni di realizzare nuove case pubbliche, ripristini i fondi per chi non riesce a pagare gli affitti e regolamenti il proliferare di affitti brevi incontrollati che tolgono case per residenti in particolare nei centri storici.

Cosa dobbiamo attenderci dal 2025?

Mi aspetto un 2025 interessante, in cui continueremo il percorso di partecipazione e comunicazione attiva con i cittadini rispetto ai temi del governo della città e doteremo Cagliari di uno spazio che ospiterà il Laboratorio di Ecologia Urbana in cui tutti questi confronti si potranno tenere costantemente, coinvolgendo studenti, associazioni, ordini professionali e ricercatori che si occupano di approfondire i temi legati alle trasformazioni urbane e al rapporto tra l’uomo e la natura all’interno della città.

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