Mattarella: “Il diritto d’asilo è stabilito dalla Carta, le corti di giustizia tutelano la legge. Gestione strumentale dei drammi migratori”
Cita gli articoli della Carta che garantiscono il diritto d’asilo. E difende le decisioni dei giudici in materia di immigrazione. Sergio Mattarella interviene agli Stati generali della diplomazia in corso alla Farnesina e spiega quale deve essere la posizione dell’Italia su alcuni temi che sono diventati fonti di roventi polemiche. Non una scelta arbitraria quella del capo dello Stato, ma un confine tracciato nettamente dalla nostra legge fondamentale. “La stabilità di un posizionamento la rinveniamo nei principi definiti dalla Costituzione, agli articoli 10 e 11. Diritto di asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l’esercito delle libertà democratiche, ripudio della guerra, perseguimento di pace e giustizia tra le nazioni anche attraverso limitazioni alla sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati. Di qui l’integrazione d’Europa, le Convenzioni internazionali, di qui le Corti di giustizia che ne sono derivate, a tutela dell’applicazione degli ordinamenti”, sono le parole del presidente della Repubblica davanti al ministro Antonio Tajani e agli ambasciatori. Dichirazioni che è impossibile non ascoltare senza pensare a quanto detto ieri da Giorgia Meloni. “Se chi sbarca in Italia ha l’unico obiettivo di restare in Europa, sbarcare fuori dai confini cambia tutto“, ha detto la presidente del consiglio ad Atreju, la festa del suo partito, difendendo ancora una volta il progetto per il centro migranti in Albania.
“Gestione strumentale dei drammi migratori” – Quella di Mattarella, dunque, appare come una risposta ai concetti esplicitati da Meloni davanti al pubblico di Fratelli d’Italia. I “drammi migratori sono talvolta oggetto di gestioni strumentali da parte di alcuni Stati, per trasformarli in minaccia nei confronti dei vicini, in palese violazione di convenzioni internazionali liberamente sottoscritte“, ha detto il capo dello Stato. “Siamo di fronte al paradosso di una società globale sempre più interconnessa e interdipendente che attraversa una fase in cui si affacciano nuovamente, con ricette stantie, le sirene del settarismo nazionalistico, etnico, quando non arbitrariamente religioso. Divisioni e fratture profonde si moltiplicano”, ha aggiunto Mattarella. Sul fronte delle sentenze dei giudici che avevano dato torto al governo relativamente al centro per migranti in Albania, il presidente era già intervenuto per replicare a Elon Musk. “L’Italia sa badare a se stessa”, aveva detto l’inquilino del Colle, rispondendo al patron di Tesla, che aveva attaccato i giudici italiani.
“Ostili strumenti di manipolazione delle informazioni” – Sembra indirizzato a Musk anche il passaggio del discorso in cui Mattarella si chiede “quale posto abbia la diplomazia in questo contesto, rispetto ad atteggiamenti e a forze – anche di natura non statuale – che si propongono di intaccare la cornice di norme e principi statuiti per assicurare ai membri della comunità internazionale interazioni stabili e ordinate secondo regole riconosciute e valide per tutti. Non è la prima volta nella storia che gli Stati vengono messi in discussione nella loro capacità di perseguire e garantire gli interessi dei popoli e, quindi, dei loro cittadini. Tema che appare di rinnovata attualità a fronte di operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione e la cui gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica”. Mattarella ha toccato anche il tema della libertà d’informazione. “Uno degli aspetti più caratterizzanti della realtà in cui ci muoviamo – ha detto il capo dello Stato – è certamente il crescente impatto delle relazioni internazionali sulle nostre vite, a tutti i livelli. Globalizzazione e digitalizzazione hanno reso il mondo molto più interconnesso e interdipendente e più vicine le sue varie parti. Se ne è avvantaggiata la conoscenza reciproca e, contemporaneamente, è emersa nuovamente la pretesa di alcuni governi di calare cortine sui flussi di informazione e sulle relazioni tra i cittadini di vari Paesi o di incidere negativamente su di essi attraverso ostili strumenti di manipolazione delle informazioni e di condizionamento di opinione”. E ancora, ha aggiunto: “Nelle democrazie mature la politica estera è motivo di naturale convergenza tra le diverse opinioni che animano il dibattito pubblico. In Italia è stato un processo che si è gradualmente affermato nei decenni, dopo la lezione degasperiana”.
“Serve uno Stato palestinese” – Ovviamente il capo dello Stato si è espresso anche sulle questioni belliche. “La guerra in Ucraina sta per entrare nel suo terzo anno. In oltre 1000 giorni di conflitto la Federazione Russa ha fatto continuo ricorso a strumenti di morte contro la popolazione ucraina e le infrastrutture civili del Paese. L’ingresso in campo di altri attori che forniscono truppe all’aggressione, allarga il conflitto, suscita allarme anche in aree più remote rispetto al teatro di guerra, alimentando i timori di una deriva fuori controllo”, ha spiegato Mattarella agli ambasciatori. Sul fronte israeliano, invece, il presidente ha ribadito che “perseguire l’obiettivo, ravvicinato, della statualità palestinese significa offrire al popolo della Cisgiordania e di Gaza un traguardo di giustizia e una convincente prospettiva di speranza per il proprio futuro, irrinunziabile condizione anche per una finalmente solida garanzia di sicurezza per Israele. Con analoga tenacia occorrerà accompagnare la definizione dello Stato che sorgerà dalla nuova situazione siriana, sia dal punto di vista politico sia per quel che riguarda le conseguenze umanitarie”. Al presidente è arrivato il ringraziamento di Tajani: “Noi abbiamo portato in Europa una dote di idee e impegno per avere un ruolo da protagonisti. E la scelta della presidente von der Leyen di individuare nel commissario italiano, Raffaele Fitto, il vicepresidente esecutivo della Commissione europea rafforza il ruolo dell’Italia a Bruxelles. Grazie, signor Presidente, anche per aver sostenuto questa scelta e le sue parole certamente sono state determinanti per rinforzare la candidatura italiana per la vicepresidenza esecutiva”.
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