Matilde Lorenzi, cambia la causa della morte: nuovi testimoni mai ascoltati, la sicurezza trascurata
MILANO – Per chi fece i primi rilievi in Val Senales, la morte di Matilde Lorenzi era dovuta a sfortuna. Niente su cui valesse la pena indagare. Ma la Procura di Bolzano, su impulso della famiglia della sciatrice mancata a 19 anni il 28 ottobre 2024, ha deciso di andare fino in fondo. Un anno dopo l’incidente sugli sci, ci sono due indagati: il responsabile della sicurezza delle piste, Lukas Tumler, e l’allenatore della ragazza, iscritto in un secondo momento. Per entrambi l’ipotesi di reato è omicidio colposo.
Matilde Lorenzi, la nuova indagine
L’indagine nasce da una memoria presentata il 28 gennaio 2025 da Gian Maria Nicastro, legale della famiglia: «Siamo fiduciosi che i periti nominati dal tribunale di Bolzano saranno in grado di ricostruire con chiarezza quanto accaduto alla povera Matilde Lorenzi e fornire ai giudici i dati necessari per valutare le responsabilità del caso», dice il legale. Il pm responsabile del fascicolo è Igor Secco, che ha chiesto e ottenuto dal gip Ivan Perathoner l’autorizzazione a svolgere un incidente probatorio, avviato fra maggio e giugno e ancora in corso.


I punti oscuri: testimoni e autopsia mai valutati
La memoria della difesa evidenzia come ci sarebbero state importanti incongruenze da approfondire nelle prime, brevissime, indagini: non sarebbero stati sentiti alcuni testimoni, fra cui il secondo allenatore di Matilde; non è stata effettuata l’autopsia; non è stato sequestrato il luogo dell’incidente; non è stato acquisito il video dell’impatto. Le ragioni che hanno spinto la Procura a chiedere l’incidente probatorio sono due: l’urgenza di cristallizzare le prove, data la mutabilità dei luoghi, e la necessità di acquisire due perizie, sui luoghi dell’incidente e sulle cause della morte. La Procura lavora per accertare se — come sostenuto dal perito tecnico dei Lorenzi, Ernesto Rigoni — a bordo pista ci fossero cumuli di neve e residui di battitura, lasciati dal gatto delle nevi e poi ghiacciati. Il consulente indica l’assenza a bordo pista di file di reti, sostiene che si doveva evitare di collocare il tracciato nelle adiacenze del bordo e che dovevano essere garantite vie di fuga.


Cambia la causa della morte
Per quanto riguarda la causa di morte, Roberto Testi, direttore di Medicina legale della Asl di Torino incaricato dalla famiglia, ha stabilito che Matilde non sarebbe morta per l’impatto del volto contro la neve, ma per un colpo sul dorso che avrebbe provocato un grave trauma toracico e uno “pneumotorace iperteso”, che avrebbe portato all’arresto cardiaco. Le lesioni escluderebbero una caduta “in avanti”. La morte non sarebbe quindi stata causata dalla scivolata lungo il tracciato ma dal successivo impatto contro il margine rialzato della pista e dalla successiva precipitazione lungo la scarpata fuori pista. L’incidente probatorio è all’inizio, sono prevedibili rinvii e approfondimenti tecnici. Poi spetterà al pubblico ministero decidere se chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati. I genitori di Matilde, Adolfo ed Elena, hanno deciso che da ora in poi a parlare sarà il loro avvocato: «La richiesta di approfondimenti è fondamentale non solo per dare giustizia a Matilde, ma anche per gli obiettivi della Fondazione Matilde Lorenzi, che promuove la ricerca sulla sicurezza sugli sci».
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