Massimo Silverio – Surtùm: Una Bibbia nera in lingua carnica :: Le Recensioni di OndaRock
Massimo Silverio è apparso quasi inatteso, come una luce che improvvisamente ti abbaglia, nel 2023 con “Hrudja“: un esordio che fece pensare a molti a un legame ideale con le musiche di Iosonouncane, Daniela Pes, Gaia Banfi e Vieri Cervelli Montel, tanto da far immaginare l’emergere di una nuova scena italiana pronta a esplodere. I proseliti, in realtà, sono stati forse meno di quanto fosse lecito attendersi, ma Silverio, giustamente incurante di ciò che accade altrove, prosegue dal suo Friuli una missione musicale tutta personale.
“Surtùm” (parola friulana traducibile come “palude”) è il suo secondo album e conferma pienamente quanto di buono era emerso nell’esordio, portando però l’asticella dell’ambizione un gradino più in alto. Lo si avverte innanzitutto nella durata dei brani, tra cui spicca il primo singolo, “Sorgjàl” – dieci minuti intensi e avvolgenti, la composizione più lunga e probabilmente più contagiosa della sua discografia. Qui il denso connubio tra acustica ed elettronica, intrecciato al canto in carnico, genera paesaggi sonori difficilmente riscontrabili altrove. A metà del brano, poco prima del quinto minuto, una chitarra muta lo scenario e ci trascina in visioni alt-rock, con la voce a fungere da collante, finché un synth dal respiro dream-pop apre ulteriori spazi. L’insieme evoca un ipotetico incontro tra Radiohead e Sigur Rós per uno dei brani migliori del 2025.
Nei pezzi successivi, a volte prevalgono le sonorità acustiche (“Avenàl”, “Zoja”), altre volte quelle elettroniche (“Vare”); in altri casi ancora, come in “Prin”, l’equilibrio tra le due anime si traduce in composizioni di toccante intensità – forse il vertice espressivo del canto di Silverio.
I sette minuti conclusivi di “Ghirbe” aprono infine prospettive inedite, che si allontanano da ogni possibile riferimento ai modelli citati in precedenza. Uno strumento a fiato – forse un corno – delinea territori di un dark-jazz dilatato, in cui la voce resta come un’eco lontana di ciò che è stato. Rumori di fondo e un ritmo lento annunciano una seconda parte più buia, a suo modo gotica, come i King Crimson avevano immaginato la loro fase oscura culminata con “Red“.
“Surtùm” alla fine è questo, una Bibbia nera in lingua carnica.
22/10/2025




