Martino Caldarelli ucciso a coltellate e gettato nel laghetto: arrestata coppia di fidanzati
SANT’OMERO È stato trovato a pancia in giù in un laghetto artificiale ai margini del torrente Salinello, tra Sant’Omero e Nereto. Ucciso con diverse coltellate alla gola. Martino Caldarelli, l’ex deejay di Isola del Gran Sasso, sarebbe morto il giorno stesso della scomparsa, venerdì scorso. Per l’omicidio in carcere c’è una coppia di fidanzati: Andrea Cardelli, 40 anni e Alessia Di Pancrazio, 26. Di Corropoli lui, di Giulianova lei. A segnalare il luogo dove ritrovare il cadavere sarebbe stata proprio la donna che avrebbe confessato il delitto, indicando il compagno come l’autore materiale. Avrebbe anche tentato di uccidersi ma le è stato impedito dai carabinieri.
L’indagine
Un’indagine partita dalla scomparsa ma che ben presto ha indirizzato gli investigatori verso una pista ben precisa. Troppi gli indizi lasciati lungo il percorso per credere a un allontamento volontario. E la banale scusa: «Vado in palestra a Val Vomano», (in realtà l’uomo aveva lasciato il borsone a casa) non aveva convinto da subito né i familiari, né i carabinieri. In effetti l’ex deejay e falegname (era disoccupato perché aveva deciso di prendersi cura della madre malata a cui era molto legato) era stato adescato in chat dalla donna con la scusa di un rapporto sessuale.
Il piano
Il piano era quello di rapinarlo nell’ abitazione dei due a Corropoli. Ma il robusto quarantottenne si sarebbe rifiutato di consegnare soldi e auto, ne sarebbe nata una colluttazione con il convivente della donna. Cardelli avrebbe rimediato soltanto qualche leggera lesione (adesso è ricoverato in ospedale), Caldarelli invece è morto per le coltellate subite alla gola. Da qui in avanti la cronaca racconta che quello che per i due doveva essere il tentativo di un delitto perfetto, si è presto trasformato in un piano maldestro con indizi sparsi ovunque, in tutta la Val Vibrata ma anche nelle vicine Marche dove la coppia è stata più volte ripresa dalle telecamere a bordo dell’auto della vittima, una Fiat Panda rossa. Secondo la ricostruzione dei carabinieri del comando provinciale i due per far scomparire le tracce avrebbero trasportato il cadavere dal luogo del delitto, presumibilmente, la casa della donna, distante qualche chilometro dal luogo del ritrovamento del corpo, alla campagna vicina all’invaso artificiale. Qui dopo aver assicurato il cadavere ad un tronco per impedirne il ritorno a galla l’avrebbero gettato in acqua. Poi avrebbero verniciato la vecchia Panda della vittima trasformandola da rossa a nera. Il tentativo di depistaggio sarebbe poi proseguito domenica sera con il rogo della Panda, in via Ruetta Bompadre a Giulianova. Nel frattempo i carabinieri stavano indagando su un episodio analogo di adescamento con la donna che era finita nei radar dei carabinieri. La stessa aveva lasciato tracce social nel contatto con Caldarelli e quando sono emersi alcuni importanti dettagli dall’incendio della macchina i carabinieri hanno iniziato ad incastrare i tasselli di un mosaico che sembrava ormai quasi del tutto composto.Le telecamere hanno poi fatto il resto dimostrando che nei giorni precedenti quella donna sulla Panda, trasformata da rossa a nera, e data poi alla fiamme, era la trentottenne.
Le accuse
A quel punto Cardelli e Di Pancrazio sono finiti sotto pedinamento e intercettazione fino a quando gli elementi sono stati sufficienti per spiccare l’ordinanza di arresto con l’ accusa di omicidio, rapina, occultamento e soppressione di cadavere.