Trentino Alto Adige/Suedtirol

Marmolada, non si ferma il ritiro del ghiacciaio: 7 metri in meno in un anno – Cronaca



BOLZANO. C’è un arretramento medio di 7 metri sul ghiacciaio della Marmolada rispetto al 2024, e un generale assottigliamento delle fronti. Il dato emerge dalla Campagna Glaciologica Partecipata sulla Marmolada, promossa dal Museo di Geografia dell’Università di Padova, che ha visto la collaborazione dei ricercatori dell’Università, l’Arpav Centro Valanghe di Arabba (Belluno), il Comitato Glaciologico Italiano, e che ha permesso di raccogliere dati aggiornati, fondamentali per continuare il monitoraggio del ghiacciaio principale delle Dolomiti e comprendere meglio l’impatto dei cambiamenti climatici a scala locale.

I dati raccolti confermano il continuo ritiro della Marmolada, confermando la tendenza osservata negli ultimi anni, nonostante alcune fasi relativamente fresche nel periodo estivo, con una nevicata che ha imbiancato il ghiacciaio a fine agosto. “L’analisi – spiega Mauro Varotto dell’Università di Padova – conferma il trend degli ultimi decenni, e dimostra che, al di là di alcune fasi relativamente fresche, le alte temperature estive e le ridotte precipitazioni invernali non consentono al ghiacciaio di rimanere in equilibrio. Ma al di là delle dimensioni del ritiro – aggiunge – ciò che impressiona è il progressivo assottigliamento delle fronti, la comparsa di detrito superficiale e finestre rocciose sempre più ampie all’interno del ghiacciaio, il che non fa ben sperare per l’evoluzione dei prossimi decenni. Il paesaggio glaciale è ormai un relitto del passato che non appartiene più al nostro tempo, se non in forma inerziale”.

“La campagna – prosegue Alberto Lanzavecchia dell’Università di Padova – ha permesso di osservare le ricadute del cambiamento climatico sull’industria dello sci nei territori di alta quota: la comparsa di tubi in prossimità delle fronti dimostra che è necessario sparare neve artificiale con i cannoni a quote sempre più alte, per poter avere più giorni neve a disposizione. Ma questo impatta in maniera pesante sulla criosfera e sul paesaggio glaciale: i teli geotermici, in particolare, svettano sempre di più dalla superficie del ghiacciaio: un ‘altare’ alla pratica dello sci mentre tutto intorno il ghiacciaio viene sacrificato al divertimento e al modello di sviluppo dissipativo”. “I risultati ottenuti permettono di aggiornare modelli predittivi sul ritiro dei ghiacciai – afferma Mauro Valt di Arpav – e di comprendere meglio le implicazioni sulla disponibilità idrica e sulla sicurezza dei territori montani”.




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