Mario Fiorentini (Novembre 1918- Agosto 2022) uno di noi romani
“La Resistenza non si può ridurre alla sola azione armata, ma è stata una lunga catena di solidarietà tra uomini e donne che, in modi diversi, hanno dato il loro fondamentale contributo” (Mario Fiorentini [“Giovanni”])
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Il 9 Agosto del 2022, dopo poco più 103 anni di vita, se n’è andato Mario Fiorentini.
Nato a Roma alla fine della Prima guerra mondiale Fiorentini, di famiglia ebraica ma di educazione laica, è stato un raffinato intellettuale e attore di Teatro a Roma con Vittorio Gassman, Lea Padovani, Nora Ricci, Vittorio Caprioli, Carlo Mazzarella, Alberto Bonucci e Ave Ninchi, tutti diretti da Luigi Squarzina, Adolfo Celi, e Mario Landi.
Dopo la guerra, Fiorentini è stato Professore di Geometria Superiore all’Università di Ferrara e un insigne Matematico, soprattutto impegnato in Studi sull’Algebra commutativa e sulla Geometria algebrica, divenendo uno Studioso di fama nazionale ed internazionale. Si impegnerà anche molto a diffondere la Matematica tra i ragazzi delle Scuole che frequenterà spesso insieme ad Ascanio Celestini e Veronica Cruciani. A lui e a Lorenzo Teodonio si deve la “riscoperta” della figura di Giorgio Marincola (1923-1945) Partigiano combattente, nato nella Somalia Italiana da un matrimonio misto tra una donna del luogo e un militare italiano del Regio Esercito che lo aveva riconosciuto insieme alla sorella, cosa non usuale, in quel tempo, in quella Colonia italiana.
Ma Mario Fiorentini è stato anche altro. Militante antifascista, combatte a Porta San Paolo dall’8 all’11 Settembre del 1943. Successivamente – salvatosi dalla razzia tedesca degli ebrei romani del 16 Ottobre 1943 (i suoi genitori saranno catturati, ma riusciranno a salvarsi corrompendo una guardia) – entra prima in Giustizia E Libertà poi nel Partito Comunista D’Italia.
Durante i nove mesi di occupazione tedesca di Roma conosce Antonello Trombadori ed entra a far parte del Gap Centrale “Antonio Gramsci”, con il nome di battaglia di “Giovanni”, GAP dove conoscerà Lucia Ottobrini (un’altra gappista) che diventerà la sua compagna per la vita e GAP in cui compie diverse azioni militari contro tedeschi e fascisti, insieme agli altri militanti di quella Formazione partigiana cittadina. E’ stato l’ideatore dell’attacco partigiano di Via Rasella, del 23 Marzo del 1944,
Per la sua attività di combattente Partigiano, Mario Fiorentini è stato decorato con tre Medaglie D’Argento al Valor Militare e tre Croci al Merito di Guerra e un’onorificenza d’Oro americana avendo lavorato – dopo la liberazione di Roma del Giugno ‘44 – nell’OSS, l’Operation Strategic Service USA, in Nord Italia. Durante quel periodo della guerra verrà arrestato quattro volte e quattro volta riuscirà a fuggire.
Onori al Compagno Mario Fiorentini (“Giovanni”). “ORA E SEMPRE RESISTENZA!”
10 Agosto, la “Notte di San Lorenzo”
Quella che nasce il 10 Agosto di ogni anno, al calare del sole e alla sparizione del tramonto, è una Notte famosa. Una Notte molto attesa e festeggiata. Una Notte importante, da molti punti di vista. E’ la “Notte di San Lorenzo”. Per chi crede, si tratta della Notte in cui si ricorda San Lorenzo, giovane Diacono cristiano martirizzato a Roma, nel 298 D.C., per ordine dell’Imperatore Valeriano.
Per chi è amante dell’Astronomia, il 10 Agosto è la Notte delle “Stelle cadenti”, le Perseidi, scie luminose causate da frammenti di roccia e polvere che entrano nell’atmosfera terrestre. Per noi, che siamo amanti della Storia e maneggiamo (con cura) la Memoria, il 10 Agosto è una data (e una Notte) importante per due fatti che mai vanno dimenticati (e un Film) e che qui di seguito vado a ricordare.
Innanzitutto, il 10 Agosto del 1944, a Milano. Quel giorno, un Giovedì, in Piazzale Loreto, vengono fucilati, per rappresaglia, dai fascisti di Salò della Legione Autonoma “Ettore Muti”, comandati dal Capitano Pasquale Cardella, 15 Partigiani milanesi che saranno lasciati insepolti, sul selciato di quel Piazzale, per un giorno interno, a monito di chiunque avesse voluto ribellarsi (come in città stava accadendo da tempo) ai tedeschi e fascisti, torturatori e assassini, al soldo dei nazisti di Theodor Saeveke, Capitano delle SS e Comandante della SIPO-SD, la Polizia di Sicurezza nazista.
Questa data (e la storia che essa ricorda) è nota, ma nella nostra Memoria antifascista c’è anche un’altra data (e un’altra storia) meno nota, ma che va anch’essa sempre ricordata. Si tratta della strage del Duomo di San Miniato (Pisa), avvenuta il 22 Luglio del 1944, un Sabato. Quel giorno, 55 persone, radunate dal Vescovo nella Cattedrale del paese, furono uccise da una bomba, mentre stavano pregando. Per molti anni, quella bomba fu attribuita ai tedeschi mentre più approfondite ricerche, non solo di carattere storico, da un anno a questa parte la attribuiranno ad una granata di cannone sparata dalle truppe americane del 337^ Battaglione di Artiglieria Campale che contrastavano i tedeschi – impegnati a ritirarsi al di là della cosiddetta “Linea Heinrich” che correva lungo il fiume Arno – granata piombata all’interno della Cattedrale non solo uccidendo decine di persone, ma mutilandone altrettante. Ancora oggi, la paternità di quella bomba è frutto di accese discussioni tra chi, senza tentennamenti, la assegna ai tedeschi e chi, invece, agli americani.
Ma perché ho infilato la strage del Duomo di San Miniato del Luglio ’44, in una Nota che riguarda il 10 Agosto, ovvero la “Notte di San Lorenzo”? Perché quella strage ha dato lo spunto a Paolo e Vittorio Taviani – Importanti e pluripremiati registi del nostro Cinema d’Autore – per girare un Film, scritto da loro stessi con lo sceneggiatore Tonino Guerra (che era stato un IMI internato in un Campo di prigionia tedesco, dopo l’8 Settembre del ‘43) che non esito a definire bellissimo (anche se, quando si scrive di libri e di Film, i superlativi sarebbero vietati, anzi vietatissimi).
Il Film – intitolato appunto “La Notte di San Lorenzo”- è stato girato nel 1982 ed è stato, premiato, nell’’82 a Cannes con due Nomination e nell’’83 con il Davide di Donatello, il Nastro D’Argento, il Globo D’Oro e la Grolla D’oro, in diverse e importanti Mostre Cinematografiche. Nel Film, il paese di San Miniato (dove i Fratelli Taviani sono nati) diventerà San Martino e la storia sarà spostata in avanti nel Calendario, rispetto a quando effettivamente si svolse, appunto il 10 Agosto del 1944 e non il 22 Luglio di quello stesso anno, mentre la scena della strage in Duomo (che i Taviani attribuiscono ai tedeschi) arriverà solo nelle ultime battute, del Film, dopo avere descritto il “viaggio” (meglio la fuga) di un gruppo di cittadini appunto di San Martino che non entreranno in Duomo – come avevano ordinato i nazifascisti – ma fuggiranno per tentare di raggiungere gli americani. Il Film però – mentre racconta quel viaggio (meglio quella fuga) – racconta anche, mettendoli a nudo, i sentimenti, le sensazioni i desideri, i sogni e le paure (ma anche gli amori inconfessati) dei fuggiaschi, uomini, donne e bambini.
Ma ancora, il Film ci presenta, con crudezza veritiera, anche la durezza della guerra civile – scoppiata in Italia dal 1943 al 1945 dentro la più grande Guerra mondiale – guerra civile che in Toscana – terra, ad esempio, di Alessandro Pavolini, uno dei duri del regime fascista saloino – sarà particolarmente cruenta, perché le scelte contrapposte di chi decideva di andare con i partigiani e di chi, invece, aderiva alla RSI, saranno trasversali, attraverseranno amicizie di lunga data e parentele, anche molto strette e saranno spesso risolte sul campo di battaglia, quando i combattenti dei due campi avversi si troveranno, magari, faccia a faccia e armi in pugno e uno dei due dovrà necessariamente morire.
Nel Film dei Fratelli Taviani – ispirato anche al Documentario “San Miniato ‘44” – scritto e diretto, nel 1954, proprio dai Taviani – si mescolano fatti storici e ricordi dei registi, allora rispettivamente ragazzini toscani di tredici e quindici anni di età, che quel fatto del Luglio di guerra del ‘44 avevano vissuto personalmente.
“Mardocchio e mardocchiati / San Giobbe aveva i bachi / medicina medicina / un po’ di cacca di gallina / un po’ di cane un po’ di gatto / domattina è tutto fatto / singhiozzo singhiozzo / albero mozzo /vite tagliata / vattene a casa / pioggia pioggia / corri corri / fammi andare via i porri” //.
La Filastrocca cantata dalla piccola Cecilia (che fa scappare impaurito il fascista assassino Giglioli. Quì la scena: https://www.youtube.com/watch?v=ZLVWY6t75iM
cantata nel momento del massimo pericolo, quando la battaglia tra fascisti e partigiani-contadini è all’epilogo e i morti macchiano di rosso il grano dorato dell’estate del 1944, riassume bene la poesia che attraversa il Film dei Taviani.
La Notte di San Lorenzo è una notte magica, infonde speranza per il futuro e i desideri si allineano, seguendole, alle tante stelle cadenti che colorano la notte blu di un bianco fosforescente, surreale. Quelle stelle sono come I desideri e i sogni della Cecilia adulta che, all’inizio degli anni ’80, esprime le sue speranze al piccolo neonato, ammirando quella notte stellata distesa sopra una Firenze più sognata che vera. Stelle cadenti che ricordano un’altra Notte magica di tanti anni prima, quando il fronte della guerra attraversò la campagna toscana nei dintorni di Firenze.
Quello dei Taviani è dunque un Film da vedere o ri-vedere e quella storia, storia vera del Luglio ’44, anche se nel film è romanzata, non va dimenticata.
Ecco dunque un paio di motivi per cui – a mio parere – la “Notte di San Lorenzo” del 10 Agosto è una data che deve avere anche un posto importante nel nostro Calendario Civile.
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