«Marche più forti dei dazi con la qualità e le Pmi cresceremo come il Nord». Le previsioni fino al 2028 di Mario Baldassarri, presidente Istao
Mario Baldassarri, presidente dell’Istituto Adriano Olivetti di studi economici e sociali: che peso avranno i dazi di Trump sull’economia marchigiana? Ne usciremo perdenti?
«Io dico sempre, citando il film War Games, che “l’unica mossa vincente è non giocare”. Anche nel caso dei dazi è così: non ne uscirà indenne nessuno se non ritirandoli. Ma se dovessimo stilare una classifica di chi starebbe meno peggio, secondo le nostre stime, sicuramente ci sarebbero le Marche».
Davvero? Nonostante sia una regione così fortemente legata all’export?
«Per due motivi principalmente. Primo perché, come anche nel resto d’Italia, i prodotti marchigiani puntano tutti sulla qualità. Dal manifatturiero all’agroalimentare, la resilienza delle nostre merci non sta nella competitività di prezzo, ma nel valore indiscutibile dei beni che produciamo. A cui la classe media americana non rinuncerà».
E il secondo motivo?
«Siamo una terra di piccole e medie imprese che, diversamente dalle grandi aziende, riescono ad adeguarsi più velocemente ai cambiamenti del mercato. Che sarebbe comunque fortemente penalizzato, sia chiaro».
A quanto ammonterebbero i danni sulla crescita?
«Qualora venissero introdotti i dazi di Trump del 20% contro l’Unione europea, il Pil dell’Italia scenderebbe del -0,2% nel 2026, mentre per le Marche si avrebbe un andamento lievissimamente migliore, ma pur sempre pari a -0,1%».
E se riuscissimo a strappare al presidente statunitense un affare, scendendo al 10% di dazi come il Regno Unito?
«La crescita prevedibile per l’economia marchigiana sarebbe comunque lievemente superiore a quella della media italiana: 0,5% contro 0,4%».
E nel caso di zero dazi?
«Parliamo di tutt’altre cifre: la crescita delle Marche il prossimo anno sarebbe dell’1,2%. Sempre che il caos tra Usa e Iran non vanifichi tutto, facendo impennare i prezzi di gas e petrolio».
Instabilità internazionale a parte, si prospetterebbe un buon andamento economico, dunque.
«Secondo le stime del Pil pro-capite al 2028, vediamo già i primi segnali per cui le Marche potrebbero passare da regione “in transizione” a regione “più sviluppata”, secondo la classificazione europea. Avvicinandoci così ai livelli di crescita del Nord Italia».
Su cosa dovremmo puntare per assicurare questa ripresa?
«Servono grandi infrastrutture che ci colleghino con il resto d’Italia e d’Europa. Penso alla Pedemontana Fossombrone-Ascoli o alla bretella autostradale tra Porto Sant’Elpidio e L’Aquila».