Maradona, tutto quello che resta cinque anni dopo la morte di D10S
Il numero magico, secondo la dottrina pitagorica, non era il 3 ma il 10, somma dei primi quattro numeri e di tutto ciò che rappresentavano: 1 (unità), 2 (polarità), 3 (armonia), 4 (spazio). Non «numero d’uomo», bensì divino. Pitagora credeva nella reincarnazione e, se aveva ragione lui, chissà che non abbia trovato conferma a questa teoria 25 secoli dopo, quando sulla terra (verde) è apparso un 10 con che ha saputo unire e polarizzare, armonizzare elementi apparentemente inconciliabili (Giordano e Bruscolotti, Burruchaga e Pasculli) e buttarsi nello spazio come nessun altro. Col pallone al piede ovviamente: stiamo parlando di Diego Armando Maradona, l’unico calciatore che si fece dio.
Più che dio: D10s, quasi a certificarne la superba entità numerologica. Grazie a una Mano Santa (quella del primo gol all’Inghilterra di Mexico ’86) ma soprattutto a una parabola di vita esemplare che da una capanna (la favela di Villa Fiorito) lo portò sul tetto del mondo (il Mundial del 1986, gli scudetti e la Coppa Uefa con il Napoli), cadute (la droga e gli eccessi), morti (l’overdose del 2000, l’infarto del 2004) e resurrezioni mai definitive (Usa ’94, la sciagurata parabola da cittì dell’Argentina).
Fino alla morte vera e propria, datata 25 novembre 2020, esattamente cinque anni fa. In circostanze controverse, coerentemente con la vita del personaggio: a Buenos Aires il processo sulle responsabilità del decesso è stato infatti annullato, causa partecipazione di un giudice a un documentario non autorizzato che danneggerebbe sia la parte querelante (la famiglia) che la difesa dei medici. Eppure, come succede soltanto ai fondatori delle grandi religioni, Maradona è più presente da morto che da vivo, come facilmente potranno testimoniare tutti gli adepti del culto. E non solo.
I fedeli sono abituati a credere nei segni, e allora eccoli qua i segni: l’Argentina non vince un Mondiale da più di trent’anni, poi muore Maradona ed eccoti il Mondiale vinto dall’Argentina (Qatar 2022); il Napoli non vince uno scudetto da più di trent’anni, poi muore Maradona ed eccoti addirittura due scudetti in tre anni (2023 e 2025) vinti dal Napoli. Le religioni nascono dal basso, come fenomeni genuinamente popolari e non si può dire che sia accaduto niente di diverso per il culto di Maradona. A Buenos Aires si stima che un milione di turisti, ogni anno, visiti i luoghi maradoniani: la Casa Natal de Diego Armando Maradona, riconosciuta patrimonio nazionale, la Bombonera, stadio del suo Boca Juniors, la tomba al Jardin Bella Vista. I cultori più fondamentalisti si fanno anche battezzare dalla cosiddetta Iglesia Maradoniana, giurando su una copia dell’autobiografia Yo soy el Diego: «Credo in Diego, calciatore onnipotente, creatore di magia e passione…»
Per mettere a sistema tutto questo amore, i cinque eredi del Diez (Dalma, Gianinna, Diego Jr., Diego Fernando e Jana) riuniti nella Fundacion Maradona, stanno raccogliendo donazioni per la realizzazione di M10 Memorial, un mausoleo da mille metri quadri dedicato al Pibe a pochi passi dalla Casa Rosada. Con tanto di ledwall che pixelizza le fotine di tutti i donatori. Avrebbe dovuto essere inaugurato già a maggio, ma al momento è ancora cantiere. Perché il passo dal divino che è infinito e l’umano che sa essere indefinitò può essere piuttosto breve.
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