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Maradona, annullato il processo sulla morte

I giudici del Tribunale di San Isidro (Buenos Aires) hanno deciso l’annullamento del processo per la morte di Diego Armando Maradona a seguito dello scandalo sulla realizzazione di un documentario non autorizzato che coinvolge uno dei tre membri dello stesso tribunale.

La decisione è stata annunciata dal giudice Maximiliano Savarino, uno dei tre membri del tribunale. Il togato ha spiegato la decisione affermando che «la giudice Julieta Makintach», coinvolta nella realizzazione di un documentario non autorizzato sul calciatore più grande di tutti i tempi, «non è intervenuta in modo imparziale» e che «la sua condotta ha prodotto un danno sia per la parte querelante come per la difesa».

Si è aperto a marzo scorso il processo a sette professionisti sanitari accusati di negligenza durante gli ultimi giorni di vita della leggenda del calcio argentino. Più di 100 testimoni, tra cui membri della famiglia di Maradona e dottori che si sono presi cura di lui nel corso degli anni, stavano sfilando sul banco dei testimoni nel corso del processo nel sobborgo di San Isidro a Buenos Aires. I sette imputati, tra medici e infermieri, rischiavano tra gli otto e i 25 anni di carcere se condannati.

Maradona, campione del mondo con l’Argentina nel 1986 e d’Italia con il Napoli nel 1987 e nel 1990, è morto il 25 novembre 2020 all’età di 60 anni mentre si stava riprendendo da un intervento chirurgico al cervello per un coagulo di sangue, dopo decenni di lotta contro la dipendenza da cocaina e alcol. Fu trovato morto a letto, per infarto, in una casa in affitto in un quartiere esclusivo di Buenos Aires, dove era stato portato dopo essere stato dimesso dall’ospedale due settimane dopo l’operazione.

Il processo puntava a chiarire se Maradona poteva essere salvato e se chi era stato pagato per accudire El Pibe De Oro ha fatto tutto il possibile per evitarne il decesso. I pubblici ministeri accusavano i professionisti sanitari di aver fornito cure domiciliari «sconsiderate» e «carenti» a Maradona, sostenendo che era stato abbandonato al suo destino per un «periodo prolungato e angosciante» prima della sua morte. Tutti gli imputati negavano ogni responsabilità nella morte di D10S.


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