Mappa geopolitica del movimento antimilitarista di Vicenza

(Articolo di Ettore Pignatta da VicenzaPiù Viva n. 302, sul web per gli abbonati).
Sono fortemente attivi il Bocciodromo, Caracolo Olol Jackson e Porto Burci con le associazioni ospitate ma anche la Casa di Cultura Popolare, Fornaci Rosse, la Rete degli Studenti Medi, Mediterranea e non solo
In queste settimane, a causa delle polemiche causate dall’Italia-America Friendship Festival, si è sentito parlare tanto di associazioni del territorio accomunate da principi antimilitaristi. Per un occhio disattento, è facile fare di tutta l’erba un fascio, e magari un fascio di erba “urticante”, ma in realtà le associazioni e le realtà che fanno parte del movimento antimilitarista sono diverse per storia e per attività proposte all’interno della città. Vicenza ha una tradizione importante legata al movimento: sin dalla concessione dell’ex aeroporto Dal Molin per la creazione di una base militare americana, poi rinominata Del Din, si sono susseguite lotte, presidi e manifestazioni in cui la cittadinanza tutta esprimeva il proprio dissenso contro la costruzione di una nuova base. L’apice venne toccato a febbraio del 2007, quando oltre 150.000 persone, arrivate anche da tutta Italia, si riversarono nelle strade della città per manifestare contro la costruzione della nuova base. La protesta non riuscì a smuovere le forze politiche dalla costruzione della base, ma il movimento non si è mai sopito e oggi trova spazio in quattro istituzioni principali, da cui partono le lotte e le campagne contro il riarmo nel territorio vicentino. Ecco una breve mappa dei più importanti gruppi organizzati.

Recentemente spostatosi in viale Trento, nello stabile già sede dell’Istituto Baronio, il Centro Sociale Bocciodromo da sempre promuove l’antimilitarismo e la demilitarizzazione del territorio berico. Le sue incarnazioni, nel corso dei decenni, sono state diverse: dal centro sociale Ya Basta!, che aveva sede in viale Mazzini, al Capannone Sociale, in via Vecchia Ferriera. Successivamente, gli attivisti del centro sociale furono tra i principali promotori del comitato “No Dal Molin”, con il presidio nei pressi dell’ex aeroporto, a Rettorgole, prima che (tramite bando comunale) gli venisse affidata l’area dell’ex Bocciodromo, nel quartiere dei Ferrovieri. Ora, con l’occupazione di viale Trento, il centro sociale ha diviso in tre le “sedi” delle sue battaglie: oltre all’ex scuola, gli attivisti sono presenti anche al Bosco di Ca’ Alte, dove persiste un’occupazione permanente per evitare la cancellazione del parchetto, e sempre al Bocciodromo, ora ribattezzato “Boscodromo”, dove prosegue l’occupazione e si lavora per il mantenimento e la salvaguardia del Bosco Lanerossi intorno all’albero secolare.

Dalla stessa matrice, ma con una storia più recente, è nato il Caracol Olol Jackson, così nominato in memoria di uno degli storici attivisti del centro sociale. Proprio da un’eredità lasciata da Olol Jackson, è nata l’incarnazione del Caracol, nome derivante dallo spagnolo “caracol” (lumaca), che simboleggia la lentezza, ma anche il percorso tortuoso e “resiliente” delle idee e delle persone che cercano un luogo di appartenenza e supporto, come una chiocciola con la sua conchiglia. La sua sede in viale Crispi, nel quartiere San Lazzaro, ha una doppia destinazione: al piano di sopra, ci sono gli ambulatori sociali, con reparti di psicoterapia, odontoiatria, ginecologia (solo per citarne alcuni); di sotto, invece, una volta a settimana c’è il mercato biologico e nel weekend si alternano concerti, djset, talk e performance d’artista.
Tra le varie realtà partecipanti anche alla manifestazione del 13 settembre c’è poi Porto Burci: nella sede ottenuta tramite bando comunale da una A.T.S. all’interno dell’ex scuola materna (sita in centro storico, in contrà dei Burci), trovano spazio tante associazioni. Arci Servizio Civile, il circolo Arci Cosmos, Legambiente, Non Dalla Guerra, ANPI organizzano stabilmente i loro eventi e le loro riunioni all’interno del Porto. Concerti, workshop, presentazioni di libri, giornate dedicate al riciclo e al riutilizzo sono i cardini del centro culturale.

Da notare che queste sono solo le sedi delle principali associazioni del movimento antimilitarista Vicenza, ma ci sono tanti gruppi formali e non che hanno aderito alle recenti manifestazioni. ra queste, non va dimenticata la Casa per la Pace, istituita nel 1994 luogo fisico e simbolico di riferimento per gruppi e persone impegnate o interessate a promuovere la pace, la giustizia sociale, i diritti umani, la nonviolenza e la solidarietà internazionale. E poi ancora: la Casa di Cultura Popolare, hub rigenerativo e culturale per la città di Vicenza, con sede in corso Palladio, a Fornaci Rosse, il festival di politica che ogni agosto anima parco Fornaci; dalla Rete degli Studenti Medi, il sindacato degli studenti, a Mediterranea, associazione per lo sviluppo locale, e chi più ne ha più ne metta.
Quindi, non pensate che la lotta antimilitarista a Vicenza sia nata solo con le recenti polemiche e manifestazioni. Il movimento era ancora vigile e pronto a riattivarsi alla prima avvisaglia di promozione del riarmo e di una cultura dell’aggressione. Come è stato. Grazie, paradossalmente, al contestato festival di metà settembre.
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