Salute

Manovra, il governo si prende la gestione del tesoretto per lo sport: tra i beneficiari inserito pure il Coni di Malagò che ha i bilanci in rosso


La solita mancetta per Milano-Cortina, altri 50 milioni di euro per il 2026, stavolta mascherati da finanziamento per le Paralimpiadi (come se non si sapesse da anni che andavano organizzate). Più soldi al Comitato Paralimpico e alle associazioni sportive (attraverso il Fondo unico del potenziamento del movimento sportivo), meno all’Automobile Club d’Italia, che perde in un sol colpo 50 milioni l’anno, taglio che assomiglia tanto a una punizione per il caso Sticchi Damiani, il presidente “abusivo” che si è fatto rieleggere per la quarta volta di fila nonostante la legge e il parere contrario del governo. E poi una misura più politica, che allarga la platea del finanziamento pubblico allo sport. E potrebbe avere l’effetto neanche troppo collaterale di salvare il bilancio del Coni di Giovanni Malagò.

In manovra non ci sono novità clamorose per il mondo dello sport. La più interessante probabilmente è contenuta nell’art. 43 della legge di bilancio. Riguarda il famoso 32%, la quota di risorse che da qualche anno lo Stato destina al movimento. Nel 2018 la “riforma Giorgetti” ha fissato infatti per la prima volta una somma fissa per il finanziamento dello sport: appunto il 32% delle entrate fiscali sportive incassate dall’Erario, in misura non inferiore a 410 milioni annui. Non che i soldi fossero mai mancati, ma in passato ogni anno il Coni doveva andare a bussare al governo per confermare i contributi, col rischio continuo di tagli e la mancanza di certezze che impediva la pianificazione. Una piccola rivoluzione. Anche perché quella è la quota minima: se vengono generate più risorse e il 32% supera 410 milioni, l’eccedenza spetta tutta al movimento. Nei primi anni di applicazione, queste risorse supplementari sono servite ad aumentare il finanziamento alle Federazioni, finendo in particolare nel cosiddetto “secondo round” di contributi erogati da Sport e Salute. Ora qualcosa cambierà.

La manovra prevede innanzitutto che il ministero dell’Economia (cioè Giancarlo Giorgetti, il padre della riforma) accerterà con decreto a quanto ammontano esattamente le risorse, in modo da avere certezza dell’eventuale contributo supplementare. Se la cifra supererà i 438 milioni (rispetto ai soliti 410 viene incluso anche il finanziamento al Comitato Paralimpico) sarà un decreto del Presidente del Consiglio, su proposta del ministero dello Sport e dell’Economia, a stabilire la destinazione. E tra i beneficiari non ci saranno più solo Sport e Salute per le Federazioni, ma anche il Dipartimento dello Sport, il Cip, e anche e forse soprattutto il Coni.

Il provvedimento si fa perché il governo prende controllo più diretto su questo tesoretto (nel 2023 sono stati circa 50 milioni, ma potrebbero anche aumentare) che fa gola a molti. L’allargamento della platea non è casuale. Il Comitato Olimpico ha un bilancio disastrato, che prevede per il 2024 una perdita di 6 milioni di euro. E questo nonostante il governo abbia già concesso 13 milioni in più per i Giochi di Parigi. Infatti sono mesi che Malagò batte cassa, chiedendo un rabbocco di fondi, o addirittura la possibilità di pagare meno tasse pur di far quadrare i conti, sballati dall’anno olimpico ma forse anche da spese non proprio irrinunciabili. La soluzione ora è a portata di mano: con l’ultimo intervento normativo sarà possibile ricavare da quel finanziamento extra allo sport i soldi che servono al Coni per sistemare il bilancio. Infatti la notizia certo non farà piacere alle Federazioni, sempre assetate di contributi, e forse nemmeno alla partecipata pubblica Sport e Salute che li gestiva. La torta poi in futuro potrebbe pure essere più grossa. Ma aumenteranno le bocche da sfamare.

X: @lVendemiale

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