Cultura

Manic Street Preachers – Critical Thinking: Il pensiero critico del combo gallese :: Le Recensioni di OndaRock

Inutile girarci intorno: i Manic Street Preachers hanno sempre avuto un fascino un po’ particolare. E non è tanto la loro musica a limitarne l’impatto a livello internazionale, quanto piuttosto il loro approccio fuori dagli schemi e spinto da testi fortemente ancorati al contesto politico e culturale del Regno Unito. Insomma, tra slogan incisivi e commenti sociopolitici, risulta difficile apprezzarli appieno senza una buona comprensione della realtà che li ha ispirati e del periodo storico a cui appartengono. L’identità del trio gallese è profondamente intrecciata con le tensioni e i paradossi della società britannica, il che ha fatto sì che il loro messaggio risuonasse principalmente all’interno dei confini nazionali.

Fatte le opportune premesse, “Critical Thinking” – quindicesimo lavoro in studio – risulta fin da subito un lavoro freddo, dall’anima meccanica, debitore di un certo tipo di post-punk, che va dagli Stranglers agli U2, passando per Bowie. L’album riflette perlopiù su una modernità in crisi. È un’opera che esamina la collisione tra opposti: melodie luminose e parole cupe, che alternano speranza e disillusione, nostalgia e resilienza.
Apre la title track, dal suono rude e diretto, con la chitarra graffiante e il basso profondo, a seguire l’allegra “Decline & Fall”, ovvero tre minuti abbondanti a ritmo sostenuto, così come accade per “Brushstrokes Of Reunion”. C’è però una grossa novità: “Critical Thinking” vede per la prima volta alla voce il bassista e paroliere Nicky Wire, accompagnato per l’occasione da Lana McDonagh in “Hiding in Plain Sight”, che contrappone una timorosa malinconia di mezza età a una melodia rock ‘n’ roll tipicamente anni 70.
Da segnalare inoltre l’intro di chitarra di “People Ruin Paintings”, e quel suo sapore ancora una volta un po’ malinconico, trascinato da un assolo decisamente accattivante sul finale.
La successiva “Dear Stephen” è costruita invece su una ritmica acustica ed è impreziosita da arpeggi in elettrica e da un ritornello assai orecchiabile, che arriva veloce al cuore. Il punto forte del nuovo disco dei Manics sta proprio nelle melodie ariose, foriere di allegria, ma al contempo capaci di rievocare i fasti di un certo rock degli anni 80, in primis The Smiths, ma anche Pretenders. Stesso mood nelle successive tre canzoni fino a “OneManMilitia”, che dà un nuovo slancio per il gran finale con i suoi power chords che rimandano alle origini punk del gruppo.

Con “Critical Thinking” i Manic Street Preachers dimostrano ancora una volta la loro capacità di adattarsi e crescere, mantenendo però una forte identità. La band gallese gioca con il contrasto tra elementi opposti, unendo passaggi brillanti e testi ombrosi, affrontando il tema del declino sociale con la consueta intelligenza e profondità, trattando infine l’invecchiamento con dignità e saggezza, dunque senza lasciarsi andare a ricordi ingombranti o a un cinismo di fatto superficiale. Con uno sguardo peraltro sempre rivolto alla ricerca nel caos. È un’inclinazione che rappresenta, probabilmente, l’essenza del pensiero critico di uno dei gruppi più singolari del britpop e del rock d’oltremanica.

18/04/2025




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »