Mandy Aftel, la creatrice di profumi naturali e maestra del naso che ha firmato la candela di Gwyneth Paltrow «This smells like my vagina»
Nel suo atelier assembla meticolosamente le fragranze, come un’artista del suono fa sul pentagramma, riuscendo a padroneggiare con stupefacente armonia qualsiasi estratto. Pensandoci bene, Mandy Aftel, va oltre la definizione di creatrice: è una compositrice delle note olfattive.
Conosciuta per essere una delle migliori profumiere a livello internazionale, utilizza materie prime di altissima qualità, lavorate con una sapienza paragonabile a quella dei grandi maestri rinascimentali. Come ci riesce? Per via del suo approccio eclettico, coniugando il giusto equilibrio tra antico e moderno.
Richiestissima, nel corso della sua lunga carriera, ha attratto nel suo vortice una schiera di vip inebriati dalla sua arte, tra cui Jony Ive, strettissimo collaboratore di Steve Jobs, noto designer di molti prodotti iconici di Apple.
Un sapere che la signora del profumo tramanda con passione alle nuove generazioni di artigiani dei sentori olfattivi. Ricordate la viralissima candela al profumo di vagina di Gwyneth Paltrow? L’ideatore è stato proprio uno dei suoi allievi.
Un tuffo nel Museo delle Essenze
Scrigni preziosi, fiori, legni, resine e ampolle centenarie. Negli ultimi trent’anni ha raccolto oggetti rari da tutto il mondo, che troviamo esposti nel suo museo in California l’Aftel Archive of Curious Scents, ora raccolti nel libro, con l’incantevole copertina rivestita in stoffa lucente: Viaggio nel mondo del profumo. Il museo delle essenze (Nuinui, pagg. 264, € 35). Tra le tante chicche, c’è anche l’esclusiva collezione di bottigliette appartenute a uno dei profumieri più noti della sua epoca: Eugene Rimmel, cognome che è diventato praticamente all’unanime sinonimo di mascara.
L’intervista alla Maestra dell’Assoluta
«Se non ti colpisce subito non lo farà mai». Isaac Bashevis Singer lo dice in A che cosa serve la letteratura?, parlando dell’arte della parola, definizione, forse, ancora più azzeccata nel descrivere il primo incontro che abbiamo con un profumo. E noi, lungo questa scia, abbiamo parlato direttamente con lei, che ci ha trascinati dietro le quinte della sua mente, spiegandoci la scintilla che scatta dietro la realizzazione di ogni sua fragranza.
Le materie prime che utilizza sono alla base dell’origine delle sue fragranze. Che significato rivestono per lei?
«Mi piace utilizzare le essenze ricavate dalle piante più belle, misteriose e sorprendenti che siano mai esistite. Quando le ho tra le mani provo una forte emozione, difficile da descrivere a parole: respiro un senso di felicità, di elevazione spirituale. I materiali che adopero sono stati impiegati in ogni epoca, in ogni cultura del mondo. Toccandoli sento l’intera storia che li contraddistingue. Sono altamente trasportanti ed eccitanti».
Da dov’è nata l’idea di riunire tutte queste essenze, che fanno parte del suo museo a Berkeley in California, in un libro?
«Nel mio piccolo museo sulla storia delle essenze e degli aromi da tutto il mondo, abbiamo molti visitatori. La gente quando viene è sorpresa da quello che vede: bottiglie di oli essenziali di un secolo fa, antiche mappe, erbari del 1600 e molti altri oggetti unici. Volevo che tutte le persone avessero l’opportunità di vivere questa esperienza, così chi non può venire qui, può conoscere il museo attraverso il libro. Poi, c’è chi visita il museo e acquista il libro perché vuole fare un tuffo più profondo, per conoscere meglio tutti questi manufatti. Ecco perché l’ho scritto».
Come ha inizio la creazione di un suo profumo? Ci potrebbe svelare qualche dettaglio?
«Inizio sempre con due essenze. Per orientarmi, utilizzo una mia ruota che le contiene tutte, incluse le famiglie e i sottoinsiemi a cui appartengono. Solitamente, le due essenze che seleziono sono molto distanti tra loro. Questo permette una sorta di conversazione che modificherà a vicenda l’una e l’altra, in un modo interessante e inaspettato».
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