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Mandati di arresto per Netanyahu e Gallant, la Camera d’appello della Cpi: “Riconsiderare la competenza”

A poco meno di un mese dalla polemiche per la visita in Ungheria del premier israeliano, la Camera d’appello della Corte penale internazionale (Cpi) ha rinviato al tribunale di primo grado della stessa Cpi la controversia sulla competenza giurisdizionale relativa ai mandati d’arresto emessi a novembre del 2024 a carico del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant in relazione alla guerra a Gaza. Tra i destinatari del mandato d’arresto c’era anche per il leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri (Mohammed Deif). Il mandato è stato ritirato a febbraio, dopo che è stata confermata la morte di Deif in un attacco aereo israeliano.

Secondo quanto deciso dalla Camera d’appello, il tribunale di primo grado dovrà esaminare in modo più approfondito le obiezioni di Israele, che ritiene che la Cpi non sia competente a emettere quei mandati d’arresto. La Pre-Trial Chamber I aveva respinto la contestazione di Israele sulla giurisdizione definendola prematura ma, secondo quanto riferisce la stessa Cpi, “la Camera d’appello ha concluso che la Camera preliminare ha commesso un errore di diritto non avendo sufficientemente esaminato l’argomento di Israele secondo cui aveva il diritto di sollevare un’eccezione di incompetenza ai sensi dell’articolo 19, paragrafo 2, lettera c), dello Statuto”. I mandati d’arresto restano in ogni caso ancora validi e non sono congelati, precisa la Cpi. Israele aveva anche chiesto di sospendere i mandati, ma questa richiesta è stata respinta dai giudici della Corte dell’Aia.

I mandati sostengono che Netanyahu e Gallant siano responsabili di crimini contro l’umanità per la guerra di Gaza, ma Israele, che non è membro della Corte penale internazionale e ne rifiuta la giurisdizione, respinge con forza le accuse. La decisione della Camera d’appello della Cpi costituisce una vittoria legale per Israele. La contestazione sulla competenza giurisdizionale era stata presentata dallo Stato ebraico a settembre, prima ancora che i mandati d’arresto venissero emessi, ed era stara respinta 2 mesi dopo. Non è chiaro quanto tempo impiegheranno i giudici per emettere una nuova sentenza. Israele sostiene da tempo che la Cpi non abbia giurisdizione, in considerazione del fatto che Israele non è membro della Corte e non aderisce allo Statuto di Roma, ma la Corte ha accettato “lo Stato di Palestina” come uno dei suoi 125 Stati membri.

L’ufficio del procuratore della Cpi ha dichiarato in una risposta scritta che sta esaminando la decisione e non al momento commenti da fare. Nell’emettere i mandati d’arresto a novembre, i giudici della Cpi hanno affermato che vi sono motivi per ritenere che Netanyahu e Gallant abbiano utilizzato “la fame come metodo di guerra” limitando gli aiuti umanitari e abbiano intenzionalmente preso di mira i civili nella campagna di Israele contro Hamas a Gaza, accuse che i funzionari israeliani respingono. Insieme ai mandati di arresto per i funzionari israeliani, il tribunale aveva emesso anche un mandato d’arresto per Mohammed Deif (che Israele ha ucciso la scorsa estate), capo del braccio armato di Hamas, per gli attacchi del 7 ottobre 2023 che hanno scatenato l’offensiva israeliana a Gaza, affermando di aver trovato motivi ragionevoli per ritenere che Deif fosse coinvolto in omicidi, stupri, torture e sequestri di ostaggi che costituiscono crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Per Tel Aviv i mandati d’arresto “sono stati emessi illegalmente” e sono “nulli”. “Lo abbiamo detto fin dall’inizio: la Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi) non ha, e non ha mai avuto, la giurisdizione – ha detto il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar – per emettere mandati di arresto contro il primo ministro israeliano e il suo ex ministro della Difesa. Israele non è membro della Cpi e non è parte dello Statuto di Roma. La Corte d’appello della Cpi ha ordinato oggi alla Corte di fare ciò che avrebbe dovuto fare fin dall’inizio: pronunciarsi sulla giurisdizione. Su questo argomento, c’è solo una risposta corretta: la Corte non ha giurisdizione su Israele. I mandati sono stati emessi illegalmente. Sono nulli e privi di effetto”.


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