Mancio benedetto da Papa Francesco prima degli Europei: e trionfo fu
ANCONA Ogni impresa ha sempre un inizio. E magari anche qualcosa di divino. Il calcio non fa eccezione e la storia, in questo senso, di esempi ne è piena. È il 13 ottobre 2019: in Vaticano ospite di Papa Bergoglio c’è la Nazionale Italiana guidata dall’allora ct jesino Roberto Mancini. Non è una data casuale.
Quel giorno speciale
Il giorno precedente, all’Olimpico di Roma, gli azzurri grazie a un rigore di Jorginho e una rete di Bernardeschi avevano superato 2-0 la Grecia, staccando il pass per gli Europei 2020. Proprio loro, nessuno sbaglio. Quelli rinviati di un anno causa Covid e culminati, nel luglio 2021, con il trionfo di Wembley e con l’Italia campione d’Europa contro l’Inghilterra. Le parate di Donnarumma e l’abbraccio tra il Mancio e Gianluca Vialli diventato iconico. Un lungo viaggio che iniziò dalle mani e dalle parole del Santo Padre, da buon amante e tifoso del pallone con il suo San Lorenzo: un tocco divino su un percorso diventato poi leggenda. «Anche con una palla di stracci si fanno dei miracoli», aveva confessato durante l’udienza sua Santità alla delegazione azzurra accompagnata dal presidente della Figc Gravina.
L’omaggio
Fu proprio Mancini, sempre in quell’occasione, a donargli la maglia speciale con il 10 – il numero dei fuoriclasse, degli idoli Maradona e Messi – e la scritta Bergoglio. Non quella azzurra tradizionale, bensì la verde (in onore ai colori, tessuti e architettura del Rinascimento) utilizzata proprio il giorno prima contro la Grecia. La maglia della qualificazione, dove tutto iniziò. Nel 2021 il Papa seguì con calore e passione gli Azzurri nell’avventura europea che segnò il punto più alto della carriera da allenatore di Mancini. La vittoria nella fase a gironi, gli ottavi contro l’Austria, i quarti con il Belgio, la semifinale vinta ai rigori con la Spagna, e poi l’ultimo atto con l’Inghilterra. In barba all’imparzialità, perché senza l’Argentina il cuore del Papa batteva di azzurro. E l’ex ct non lo ha dimenticato. Ieri ha voluto ricordarlo come tutto il mondo dello sport («Riposa in pace Papa Francesco»), nei giorni precedenti aveva partecipato al contest ForzaFrancesco su Instagram che ha visto protagonisti tanti illustri rappresentanti: «Caro Papa Francesco, desidero esprimere i miei più sinceri auguri di una pronta e completa guarigione. Le auguro di recuperare presto pienamente la salute, con la forza e la serenità che caratterizzano il suo cammino. Che Dio lo benedica e lo protegga sempre».
Un altro marchigiano
Sempre a proposito di calcio e di Marche, molto toccante anche un altro episodio, datato maggio 2016. Ai piedi di Papa Francesco, in quella circostanza, si presentò l’ex centrocampista del Milan e della Nazionale Giacomo Bonaventura, originario di San Severino. Fu un’udienza speciale organizzata in vista della finale di Coppa Italia tra i rossoneri e la Juventus (vinsero i bianconeri grazie a una rete di Alvaro Morata, per la cronaca). «Voi attirate l’attenzione di queste persone, che vi ammirano – aveva esordito Bergoglio – e siete quindi chiamati a comportarvi in modo che possano sempre scorgere in voi le qualità umane di atleti impegnati a testimoniare gli autentici valori dello sport».