Manchester City, dietro il boom di acquisti non c’è solo la crisi della squadra di Guardiola: i rischi di una sentenza ormai imminente
Sta accadendo nel calcio internazionale un qualcosa che, appena pochi mesi fa, sembrava impossibile: il Manchester City (25esimo nel “classificone” Champions, in questo momento è out) potrebbe giocare mercoledì 29 gennaio l’ultima gara europea non solo della stagione, ma pure di un periodo dai contorni non ancora precisati. La sfida contro il Bruges, all’Etihad, è l’estremo tentativo di agguantare i playoff: per un club considerato la scorsa estate tra le grandi favorite del torneo è uno smacco, in linea con il quinto posto in campionato e l’eliminazione precoce in Coppa di Lega. Il Bruges (20esimo) di Nicky Hayen non è il PSG che ha demolito a Parigi i Citizens, passando dallo 0-2 al 4-2 in 37 minuti, ma è in corsa per chiudere tra le prime 24 e approdare agli spareggi. Il City attuale non può snobbare nessuno, neppure una formazione come quella belga, con un parco giocatori valutato 150 milioni di euro: meno del prezzo d’autore di Haaland (200 milione), un decimo della quotazione della rosa inglese (1,29 miliardi).
Parigi è stato il can can degli orrori del City: errori di posizionamento, la solita difesa di manica larga, il cedimento strutturale di alcuni campioni ormai logori. Abituato ad attaccare e a ipnotizzare gli avversari con una rete da mille passaggi, Guardiola ha sempre avuto un grado di attenzione in meno per il lavoro della difesa. Il problema è emerso negli ultimi mesi, in un City travolto dall’usura, dagli infortuni, dalla gloria che impigrisce e da scelte di mercato sbagliate. Le statistiche sono eloquenti: i Citizens hanno perso 10 volte su un totale di 33 gare. Hanno incassato 46 gol tutto compreso e solo in 9 match i due portieri, Ederson e Ortega, non hanno dovuto raccogliere il pallone finito in rete.
Nella testa di un gruppo campione d’Inghilterra per quattro volte di fila c’è però, pesante come l’Everest, il processo in corso per le 115 presunte violazioni del fair play finanziario della Premier. La sentenza è attesa da un momento all’altro. Il City rischia grosso: da una memorabile multa ad una robusta penalizzazione fino, agli estremi, alla retrocessione in Championship. Secondo rumors provenienti dal Regno Unito, lo scenario più probabile è quello di una condanna ad ampio raggio, ma senza eccessi: multa, penalizzazione e blocco di alcune finestre di mercato.
Sarebbe proprio lo stop agli acquisti all’origine di una campagna invernale in cui il Manchester City sta spendendo molto: 75 milioni per l’attaccante egiziano Omar Marmoush, prelevato dall’Eintracht Francoforte (26 partite, 20 gol e 15 assist nel 2024-2025); 40 milioni per il difensore uzbeco Abdukodir Khusanov, proveniente dal Lens; 37 per il centrale brasiliano Vitor Reis, con grande festa per le casse del Palmeiras. Totale: 152 milioni. Non è finita: nel mirino ci sono anche lo juventino Andrea Cambiaso e il difensore Juma Bah del Valladolid.
La chiave di lettura di questo movimentismo è quella di anticipare un eventuale stop al mercato. Il club inglese, nel quale il direttore sportivo Txiki Begiristain è in uscita a fine stagione – l’erede è il portoghese Hugo Viana -, si sta portando avanti con il lavoro. I rinforzi sono ovviamente spendibili subito, soprattutto in ottica Premier dove, oltre a conquistare il quarto posto, è necessario ottenere il maggior numero di punti per rendere meno dolorosa una possibile penalizzazione. Scrive il Manchester Evening News che Begiristain vuole congedarsi con il botto. Al netto del ringiovanimento in atto di una squadra ormai vecchiotta e del desiderio del dirigente spagnolo di salutare a testa alta, la strategia di anticipare i tempi per limitare gli effetti di un blocco sul mercato appare credibile. L’attivismo di questo gennaio è infatti in controtendenza rispetto alle abitudini del City e smentisce le dichiarazioni del passato di Guardiola, in cui si mostrava diffidenza nei confronti delle compravendite di metà stagione. In sintesi: il futuro si costruisce ora. Anche il rinnovo extralarge di Haaland fino al 2034 – ma ci sono problemi legislativi per la registrazione con la Premier – risponde a questa logica.
La vita scorre, i processi incalzano e gli avvocati del City – strapagati – sono oberati di impegni. Pochi giorni fa, il club inglese avrebbe dovuto comparire davanti all’Alta Corte di Londra in relazione a una causa intentata dal rivenditore di moda britannico Superdry. La controversia è stata risolta, ma questa vicenda ribadisce che, in questo momento, si gioca su due tavoli: campo e tribunali, dove, purtroppo per il City, i gol di Haaland contano zero.
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