manca coesione in Ue. Ma siamo solo al primo round
Ora che la nebbia si sta diradando e si conoscono meglio i dettagli dell’accordo Usa-Ue sui dazi, sempre più questo cosiddetto accordo commerciale appare per quello che è, cioè una resa incondizionata della Ue al suprematismo Maga di Trump con scarse motivazioni economiche.
Il presidente americano ha vinto su tutta la linea, umiliando la piccola Ue. Non solo sono stati introdotti i dazi del 15% sulle merci europee, come già nel 1998 anche se ora in maniera totalizzante. Trump ha ottenuto altri due obiettivi. La Ue si è impegnata a comprare gas dagli Usa per un valore di 250 miliardi di dollari all’anno. Inoltre, sono previsti investimenti da parte delle aziende europee per 600 miliardi entro il 2028. Come dire che la Ue ha regalato due Pnrr all’economia americana.
Perché queste due condizioni capestro, oltre ai nuovi dazi? La spiegazione può essere tutta psicologica. A Trump, quelle volte in cui gli accade, non piace solo vincere, ma vuole stravincere, ridicolizzando e umiliando l’altro con clausole vessatorie di suo gradimento. Così è stato anche in questo caso. Che un pezzettino del progetto Maga (rifare grande l’America) passi per i soldi dei contribuenti europei è qualcosa di grottesco e scandaloso.
Calcisticamente, Trump ci ha rifilato un bel 3 a 0, un risultato mortificante. Quali possono essere le ragioni di una conclusione così negativa dopo tre mesi di trattative commerciali? Ne propongo due. La prima è certamente da ritrovare nella debolezza dell’allenatore, la Presidente von der Leyen. L’inizio era stato promettente. La Ue aveva risposto ai dazi, poi sospesi, del 2 aprile con la minaccia di dazi reciproci. A questo punto Trump ha alzato la posta, minacciando tariffe mirabolanti del 50%, prima, e del 30% dopo. È la sua tecnica negli affari che lo ha portato a diversi fallimenti: sembrare invincibile.
La Presidente della Ue evidentemente ha preso paura, temendo le conseguenze economiche della pirateria Usa. Ma quando si entra in campo con la paura degli avversari, la partita in genere è già persa. E così è stato. Si è detto, anche da fonti governative italiane, che questo era il miglior accordo possibile. Si, ma per Trump che ha ottenuto tutto e la Ue nulla. Per la Ue è stato un pessimo accordo, l’esito peggiore. Persino Mario Draghi se ne è accorto, anche se con il suo stile soft ma non per questo meno duro.
Forse la ragione principale della debolezza europea sta nelle divisioni nella Ue, dove ogni paese spinge nella direzione della tutela ossessiva dei suoi interessi nazionali. Continuando la metafora calcistica, il risultato però non si raggiunge se ogni giocatore pensa solo a se stesso, e non c’è gioco di squadra.
Nelle trattative commerciali con gli Usa hanno sicuramente prevalso gli interessi partigiani che però sono andati abbastanza delusi. In particolare, molto preoccupata era la Germania, ora quasi in recessione, il cui settore automobilistico è molto esposto alle esportazioni americane. L’accordo si impegna a ridurre la tariffa attuale sulle auto dal 27,5% al 15% se la Ue eliminerà alcuni dazi sui prodotti agricoli americani, tra cui quelli sulla carne di bisonte che pare sia molto apprezzata dai consumatori europei. Vedremo cosa accadrà perché la decisione finale è in mano a Trump.
Male è andata per l’Italia che non ha ottenuto la desiderata esenzione sui prodotti del settore agroalimentare, in particolare in quello enologico. Il vino italiano costerà di più sulle tavole Usa. E così via. Giocando nella Ue ognuno pre sé, Trump ha avuto buon gioco, almeno fino ad ora.
La Presidente della commissione Ue ha difeso il difendibile o ha svenduto gli interessi della seconda economia mondiale? Presto per dirlo anche se le premesse non sono per nulla buone. Intanto la Cina ha seguito una linea diversa e la tariffa di Trump del 30% attuale è enormemente inferiore a quella europea, dati i bassissimi costi delle merci cinesi. Probabilmente le merci europee, ora più care, verranno negli Usa sostituite con quelle prodotte a Shenzen. In questo modo la sconfitta dell’Europa sarebbe epocale.
Tutto nero all’orizzonte allora per la Ue? Per fortuna non è così. L’accordo vale solo per sei mesi. In questo periodo la Ue potrà valutare bene la situazione, considerando anche il comportamento della Cina, e poi prendere le necessarie contromisure per contrastare il minaccioso imperialismo economico Maga.
La Ue ha perso malamente il primo round commerciale, ma siamo solo al primo tempo. Il secondo tempo potrebbe essere molto diverso. La Ue, schiacciata tra la supremazia tecnologia Usa e quella manifatturiera della Cina e dell’Asia in generale, dovrà trovare la sua strada. Per esempio, decidere di tassare i ricavi delle multinazionali Usa che hanno sede nei paradisi fiscali potrebbe già essere una prima buona mossa anti-Trump. Sono infatti questi giganteschi profitti aziendali la benzina della supremazia tecnologica Usa che oggi ci appare, e in effetti lo è, così minacciosa.
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