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“Mai così accerchiati dalla Cina”: decine di navi intorno a Taiwan


"Mai così accerchiati dalla Cina": decine di navi intorno a Taiwan

La Cina sta conducendo la più grande esercitazione militare intorno a Taiwan dal 1996 ad oggi. Per l’occasione ha schierato la sua più grande flotta navale da quasi trent’anni a questa parte, alzando significativamente il livello della minaccia per Taipei rispetto alle precedenti manovre militari tenute nella regione. Il ministero della Difesa taiwanese, Sun Li Fang, ha fatto sapere che le forze navali di Pechino sono concentrate in un’area compresa tra le isole meridionali del Giappone fino al Mar Cinese Meridionale. Il tenente generale Hsieh Jih Sheng ha spiegato che la Marina cinese starebbe creando due muri: uno sul perimetro di Taiwan, l’altro al di fuori della cosiddetta prima catena di isole, che si estende a sud dal Giappone e attraverso Taiwan fino alle Filippine. “Il messaggio che stanno inviando è molto semplice: Lo Stretto di Taiwan è nostro“, ha aggiunto Hsieh, riferendosi alle acque tra Taiwan e la Cina.

Cosa succede a Taiwan

Perché queste esercitazioni sono diverse rispetto al passato? Le operazioni in corso danno l’impressione di avere più obiettivi: bloccare Taiwan ma anche installare uno o più muri navali per schermare, impedire, respingere qualsiasi eventuale aiuto militare straniero che potrebbe arrivare da Stati Uniti e Giappone nel caso in cui Taipei dovesse essere coinvolta in un conflitto. “Circa 90” unità della Marina e della Guardia Costiera restano nelle acque della prima catena di isole, ha detto un ufficiale di Taipei all’agenzia Afp in un momento di allerta per possibili giochi di guerra cinesi in risposta alla prima visita all’estero del presidente di Taiwan, William Lai (Lai Ching-te), che nei giorni scorsi ha anche fatto tappe alle Hawaii e a Guam suscitando le ire di Pechino.

Il ministero della Difesa di Taipei ha inoltre denunciato di aver rilevato in 24 ore la presenza di 47 velivoli militari cinesi nei pressi dell’isola, il numero più alto dal record del 15 ottobre, quando ne vennero segnalati 153, una “risposta” della Cina a un discorso di Lai, che la Repubblica Popolare considera un “pericoloso separatista“.

Stando alle denunce di Taipei, questa volta “sono incluse” non solo forze del “Comando del Teatro orientale, ma anche dei Comandi dei Teatri settentrionale e meridionale“. Per ora non ci sono stati annunci da parte dell’Esercito popolare di liberazione o dei media ufficiali del gigante asiatico riguardo un ulteriore aumento dell’attività militare nel Mar cinese orientale, nello Stretto di Taiwan o nel Mar cinese meridionale. Ieri, contestualmente all’avvio di manovre da parte di Taiwan, il ministero degli Esteri di Pechino aveva ripetuto che la Cina avrebbe “difeso con fermezza” la sua sovranità.

La mossa della Cina

Senza alcun annuncio da parte della Cina sulle esercitazioni militari, i funzionari di Taiwan stanno definendo l’attività di Pechino un’esercitazione di addestramento. Hsieh ha tuttavia osservato che l’addestramento può trasformarsi in esercitazioni e le esercitazioni in guerra. L’esercito di Taiwan ha istituito un centro di risposta alle emergenze in seguito all’aumento dell’attività navale del Dragone e all’annuncio di restrizioni di volo in sette zone al largo della costa orientale cinese.

Le restrizioni resteranno in vigore fino a mercoledì. “Abbiamo notato che non ci sono esercitazioni di fuoco vivo nelle sette aree di esercitazione come pianificato in passato“, ha riferito Hsieh, che dirige l’ufficio del vice capo di stato maggiore generale per l’intelligence.

L’attuale dispiegamento di navi da parte del gigante asiatico è maggiore rispetto a quello del 2022, quando Pechino lanciò esercitazioni militari su larga scala in risposta alla visita a Taipei di Nancy Pelosi, allora presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.


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