Macerata, maxi rissa con spranghe e bastoni tra egiziani in via Roma. Chiusa l’indagine, in 17 sotto accusa
MACERATA Maxi rissa in via Roma, la Procura presenta il conto. Il pubblico ministero Stefania Ciccioli ha firmato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari e sotto accusa sono finiti 17 egiziani. La guerriglia, che aveva visto fronteggiarsi due fazioni, risale alla notte del 24 marzo dello scorso anno ed era stata causata da attriti irrisolti per motivi di lavoro nel settore dell’edilizia. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di Macerata, decisiva la visione dei filmati delle telecamere di sorveglianza e dei video effettuati con lo smartphone da persone di passaggio.
I particolari
Gli indagati hanno un’età compresa tra i 21 e i 35 anni (nel mirino dei militari dell’Arma c’è anche un ragazzo non ancora 18enne, la cui posizione è al vaglio della Procura dei minori), dipendenti di due imprese edili. Tutti quanti sono accusati di rissa e porto abusivo di armi e oggetti atti ad offendere: utilizzati bastoni in legno e metallo, mazze da baseball e coltelli.
Quattro egiziani, componenti dello stesso gruppo, sono accusati anche di danneggiamento per aver infranto, con l’uso di bastoni, i vetri di due auto in sosta. Inoltre devono rispondere del reato di lesioni per le ferite riportate da tre rivali. Uno di loro è accusato pure di avere minacciato un connazionale: «Ammazzo te e la tua famiglia».
Accusa di lesioni, infine, anche per cinque esponenti dell’altra fazione, per l’aggressione a uno dei contendenti. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Renato Coltorti, Raffaella Cesari e Giuliana Specchio. Pochi giorni dopo i fatti i carabinieri, con in mano un decreto di perquisizione, si presentarono alle porte delle abitazioni di alcuni indagati, nei comuni di Macerata e Tolentino. Un’attività finalizzata sia alla ricerca degli indumenti indossati dai partecipanti alla rissa sia alla ricerca di strumenti atti ad offendere. Vennero trovati bastoni, spranghe in ferro, spezzoni di catene, cutter, coltelli a serramanico e anche due pistole a salve, un revolver ed una pistola semiautomatica, privi di tappo rosso, riproducenti però, per dimensioni e caratteristiche, armi vere. Questa circostanza aveva alimentato la convinzione nei carabinieri che la contesa non fosse finita nella notte del 24 marzo 2024 e che alla prima occasione favorevole i due gruppi si sarebbero nuovamente affrontati.