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Mac Quayle – Monster: The Ed Gein Story (Soundtrack From The Netflix Series): La follia di Ed Gein tra suono e visione :: Le Recensioni di OndaRock

La serie-tv “Monster“, ormai autentico fiore all’occhiello della piattaforma Netflix, giunge alla terza stagione con “The Ed Gein Story”, una delle vicende più macabre tratte dalla cronaca nera americana. La biografia di Ed Gein è stata talmente influente, nella sua crudezza, da aver ispirato registi di ogni epoca: da Alfred Hitchcock per il suo “Psycho” (1960) a Tobe Hooper con “The Texas Chain Saw Massacre” (1974, in italiano “Non aprite quella porta”), fino a Jonathan Demme con “Il silenzio degli innocenti” (1991).

La particolarità della psicologia patologica di Gein risiede nell’aver portato alla luce temi che, per la società del tempo, risultavano assolutamente sconvolgenti: il morboso rapporto con la madre, lo sdoppiamento di personalità e la repressione del desiderio sessuale. Hitchcock seppe utilizzare questi elementi in modo magistrale, terrorizzando gli spettatori che videro “Psycho” al cinema. Tuttavia, i temi suggeriti dalla vicenda reale di Gein andavano ben oltre ciò che il regista inglese poté rappresentare: la necrofilia, in particolare, resta un tabù persino nella società contemporanea.
Non deve essere stato facile, dunque, per il regista della quinta puntata (“Ice”), Ian Brennan, girare una lunga e disturbante sequenza – quasi dieci minuti – in cui Ed Gein ha un rapporto sessuale con un cadavere, infrangendo davvero uno dei più forti tabù della cinematografia internazionale.

Per quanto riguarda la colonna sonora, dopo Nick Cave e Warren Ellis nella prima stagione (“The Jeffrey Dahmer Story”) e Thomas e Julia Newman nella seconda (“The Lyle And Erik Menendez Story”), questa volta la musica è affidata al compositore americano Mac Quayle, già affermato autore di varie soundtrack per serie-tv (“Mr. Robot”, “American Horror Stories”), film (“Il mondo dietro di te“) e documentari (“The Assassination Of Gianni Versace”).
Quayle realizza una colonna sonora che si pone completamente al servizio delle immagini, quasi nascondendosi dietro di esse e rinunciando a ogni forma di protagonismo. Del resto, le immagini sono già di per sé talmente scioccanti che aggiungere ulteriore violenza sonora sarebbe risultato superfluo. L’autore costruisce quindi una tensione costante di fondo, lasciando agli attori e alla regia il compito principale di suscitare la reazione emotiva del pubblico.

Protagoniste assolute sono le sezioni d’archi, che intessono macabre melodie (“Monster”), scandite dai lenti battiti delle percussioni (“Corpse”) e dalle note rarefatte del pianoforte (“End”). I titoli che non lasciano spazio all’immaginazione (“Vulvas”, “Finger”) accompagnano sonorità d’avanguardia e angoscianti. Una cesura significativa – sia nella colonna sonora che nella narrazione – avviene durante il periodo di ricovero di Gein, quando l’uomo vive uno dei momenti più sereni della sua vita: le atmosfere dark-jazz di “Cured” e le note di piano di “Zen” sottolineano questa temporanea pace interiore.
I brani non originali seguono coerentemente il periodo storico della vicenda: dagli anni Cinquanta, con le canzoni di Dinah Washington e Vera Lynn, agli anni Sessanta con “In-A-Gadda-Da-Vida” degli Iron Butterfly e “Gimme Shelter” dei Rolling Stones, fino all’inatteso finale ambientato negli anni Ottanta, accompagnato da “Owner Of A Lonely Heart” degli Yes.

Forse manca la melodia memorabile, il grande tema capace di imprimersi nella mente dello spettatore, ma il lavoro di Mac Quayle ha il merito di essere pienamente funzionale alle immagini e merita un ascolto anche al di fuori della serie-tv.

02/11/2025




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