Ma le piante dormono? – #piemonteparchi
Secondo Wikipedia, la giornata mondiale del sonno “è un evento annuale organizzato dalla Commissione della Giornata mondiale del sonno della World Association of Sleep Medicine (WASM) dal 2008. Scopo della giornata è di celebrare i benefici di un sonno buono e salutare e di richiamare l’attenzione della società sulle problematiche legate ai disturbi del sonno e alle relative cure, necessità di informazione e aspetti sociali, nonché di promuovere la prevenzione dei disturbi del sonno e la loro gestione”.
Fai della salute del sonno una priorità
L’Accademia Italiana di Medicina del Sonno organizza per il 14 marzo 2025 un webinar con inizio alle 8 di mattina, e l’ultimo intervento previsto alle 20, in una vera e propria maratona.
I numerosi relatori affrontano tematiche diverse, che vanno dal sonno del neonato e in età pediatrica, sino al sonno degli adulti, toccando aspetti quali la salute mentale, il cuore, il respiro, lo sport, la memoria.
Il messaggio principale dell’iniziativa “Fai della Salute del Sonno una Priorità” è la promozione del sonno e l’efficacia dei trattamenti dei disturbi del sonno che, quando attuati, possono contribuire significativamente a ridurre il rischio di altre patologie, oltre che a migliorare complessivamente la qualità della vita.
Dormire secondo la tradizione popolare
Spinti dalla curiosità su questo tema, abbiamo provato a fare una veloce ricerca sui modi di dire più popolari, nati spesso dall’osservazione e dalla tradizione.
Eccone alcuni:
Aprile, dolce dormire
Dormire con un occhio solo
Dormirci sopra
Dormire a occhi aperti
Dormire come un orso/tasso/marmotta/ghiro
Dormire in piedi come i cavalli
Dormire fra due guanciali
Dormire come un sasso.
Chissà quante volte li abbiamo utilizzati. Diversi accostamenti rivelano un sonno tranquillo, del giusto, o, al contrario, un dormire sul chi va là, sempre attenti a ciò che può capitare. È altresì curioso notare come non manchino i riferimenti al mondo faunistico, mentre i richiami di tipo botanico si fermano al “Dormire come un ciocco” cioè dormire così profondamente da sembrare inanimato, come un ciocco che se ne sta immobile, vicino al caminetto.
Ma il ciocco, quando era pianta, dormiva?
Già, le piante dormono? Un titolo di un libricino di un certo Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778), noto come Carlo Linneo, sembra togliere ogni dubbio: Somnus plantarum. Scritto nel 1766, per l’autore fu facile affermare che le piante dormono. Questa affermazione che avrebbe potuto rappresentare il rumore dello schianto di un grande albero nel silenzio della foresta, tanto per rimanere in argomento, in realtà, come affermano Stefano Mancuso e Alessandra Viola nel loro libro Verde Brillante – Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale del 2015, non ha rivoluzionato il sapere scientifico: “Mancavano ancora alcuni secoli prima che al sonno venisse riconosciuta una fondamentale funzione biologica correlata alle attività più evolute del cervello: quindi la sua idea non venne neppure contestata”. Ciò non volle dire che venne però accettata e elaborata. Mancuso e Viola continuano: “Oggi, la stessa teoria continua a trovare un buon numero di oppositori e probabilmente persino Linneo, se avesse conosciuto le numerose funzioni del sonno, avrebbe interpretato le proprie osservazioni in modo differente e avrebbe finito per negare alle piante un’attività paragonabile a quella degli animali. (…) per lungo tempo si pensò semplicemente che si trattasse di una teoria senza alcun fondamento, e che non valesse neppure la pena confutarla. E oltre tutto, a chi poteva importare che le piante dormissero o meno quando al sonno non si assegnava alcuna funzione particolare? Solo oggi sappiamo quante importanti funzioni vitali e cerebrali siano associate a questo processo fisiologico. Del resto, fino a meno di dieci anni fa, anche la scienza moderna sosteneva che solo gli animali più evoluti dormono, prima di essere smentita dal neuro-scienziato italiano Giulio Tononi: nel 2000 egli ha invece dimostrato che anche il moscerino della frutta, uno degli insetti più ‘semplici’ che esistono, prende il suo meritato riposo”.
Il ritmo circadiano delle piante
Uno studio condotto sia in Austria sia in Finlandia e pubblicato nel 2016 (E. Puttonen, C. Briese, G. Mandlburger, M. Wieser, M. Pfennigbauer, A. Zlinszky, N. Pfeifer), ha quantificato il movimento notturno dei rami e del fogliame della betulla (Betula pendula) con scansione laser terrestre. Le scansioni, 77 in Austria e 14 in Finlandia, eseguite in condizioni esterne simili, sono state eseguite tra il tramonto e l’alba, e hanno permesso la costruzione di nuvole di punti. I risultati hanno indicato un movimento compreso tra i 5 e i 10 cm. Gli scienziati hanno notato un movimento graduale, con la posizione più bassa raggiunta in prossimità dell’alba. Se si è documentato un movimento, i ricercatori aggiungono che: “La convalida dei possibili meccanismi alla base del movimento non è stata possibile nell’ambito dello studio e sono necessarie ulteriori indagini”.
Una ricerca pubblicata nel 2017 (A. Zlinszky, B. Molnàr, A. S. Barfod), che ha utilizzato la stessa metodologia, ha dimostrato delle differenze nel movimento notturno a seconda della specie. Gli studiosi affermano: “Confermiamo l’esistenza di un movimento di ‘sonno’ notturno per alcuni alberi, ma concludiamo che il movimento circadiano è un fenomeno variabile nelle piante, probabilmente controllato da una complessa combinazione di fattori anatomici, fisiologici e morfologici”.
Mancuso e Viola, a tal proposito, osservano: “Lo spinacio di notte raddrizza le foglie verso la sommità dello stelo e l’Impatiens o il fagiolo flettono invece le foglie verso il basso; i trifogli, come il Lotus corniculatum studiato da Linneo, riuniscono le foglie intorno ai fiori, mentre i lupini, per quanto della stessa famiglia, dirigono il fogliame verso il basso; le ossalidi, le cui foglie sono composte da tre foglioline a forma di cuore, piegano quest’ultime a metà secondo la nervatura mediana e le lasciano pendere rovesciate dall’estremità del picciolo. Questa molteplicità di posizioni notturne risponde a una legge generale: le foglie manifestano, infatti, una comune tendenza ad assumere, durante la notte, la posizione che avevano nel germoglio”.
L’insieme delle posizioni assunte dalle foglie di queste specie (in cui si denota una tendenza alla chiusura, in contrapposizione alla maggior superficie esposta alla luce nelle ore diurne mediante una posizione più aperta e orizzontale), farebbe peraltro pensare a una sorta di riposo rispetto al lavoro di fotosintesi che le piante svolgono esclusivamente durante il giorno.
Sicuramente la ricerca e la scienza hanno ancora passi da compiere, nel frattempo possiamo goderci il risveglio di alcuni rappresentanti del mondo vegetale, sì, perché dopo un buon sonno, c’è sempre l’augurio di un altrettanto buon risveglio.
Per approfondire
Si ringraziano Debora Barolin e Guido Teppa dell’Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Cozie.
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