Politica

l’ultima trovata è una strategia già adottata da Marchionne

Dicono che la nuova Stellantis guidata da Antonio Filosa sia a trazione italiana e sempre più zeppa di “Marchionne boys”. Una speranza secondo molti, affinché l’amministratore delegato punti sull’Italia come terza gamba del gruppo. A quanto pare, però, una delle prime novità allo studio del nuovo gruppo dirigente sarebbe vagamente ispirata a una trovata dell’allora ad di Fiat che non va esattamente in questo senso, almeno sotto il profilo della tutela della ricerca e sviluppo: fare rebadging, come è chiamata tecnicamente la commercializzazione di un solo prodotto con marchi differenti. Stellantis starebbe infatti pensando di vendere in Europa un’auto elettrica cinese appiccicando il marchio Opel.

Secondo le indiscrezioni accolte da Les Echos, il gruppo avrebbe scelto il modello B10 del costruttore Leapmotor, di cui Stellantis detiene il 21% e controlla la joint venture Leapmotor International, un’azienda-veicolo per esportare le auto fuori dalla Cina. Non è ancora chiaro se la vettura avrà un minimo di maquillage per personalizzarla e adattarla al mercato europeo oppure se si tratterebbe esclusivamente di una fotocopia con il fulmine simbolo della casa tedesca. Si tratterebbe di un modo per contenere i costi di sviluppo e ampliare la gamma offerta da Opel nell’elettrico. Per il quotidiano francese, Stellantis avrebbe anche già scelto il sito di produzione in Europa a partire dal 2026: Figueruelas, alle porte di Saragozza, in Spagna, dove vengono assemblate anche la Opel Corsa e la Peugeot e-208.

Molti hanno visto la mossa come una grande novità nel mercato automotive europeo. Ma le cose non stanno proprio così. I “Marchionne boys” starebbero pensando di adottare una strategia che in passato è stata messa in campo proprio da Marchionne. Dopo l’acquisizione di Chrysler, infatti, arrivarono sul mercato la Lancia Thema e la Lancia Flavia con un’operazione per certi versi addirittura peggiore di quella che si sta studiando con Opel-Leapmotor. Le due automobili, infatti, erano una sostanziale copia delle Chrysler 300 e 200, montavano anche motori della casa automobilistica americana e perfino la produzione rimase confinata in Nord America: la Thema veniva assemblata a Brampton, in Canada, e la Flavia a Sterling Heights, vicino a Detroit, in Michigan.

Almeno, in questo caso, ci sarebbe una ricaduta di volumi per uno stabilimento europeo, stando alle anticipazioni di Les Echos. La scelta di puntare sul prodotto che si sdoppia per due marchi coinvolge al momento solo Opel, ma crescono gli interrogativi anche riguardo alla volontà di replicare in futuro con Fiat questo programma con un eventuale interessamento di fabbriche italiane. E chissà cosa dirà, nel caso, il ministro delle Imprese Adolfo Urso dopo aver portato avanti, quando s’azzuffava con Carlos Tavares, una battaglia sull’Italian sounding per la produzione dell’Alfa Milano in Polonia.


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