Luk3: «Dopo Amici mi chiedo se riuscirò a restare nel tempo e a dire qualcosa agli altri. Più la mia relazione con Alessia resta fuori dai social e più la sento vera»
Nonostante stia vivendo dopo Amici un momento bellissimo, Luk3 non può non domandarsi quanto durerà: «Mi chiedo spesso se riuscirò a restare nel tempo e, soprattutto, se riuscirò a fare della mia passione un lavoro per sempre. Sono in una fase un po’ instabile, anche se molto intensa», racconta Luk3, nome d’arte di Luca Pasquariello, cantante campano seguitissimo sui social che, proprio grazie al talent di Maria De Filippi, è riuscito a conquistare il grande pubblico con la sua freschezza e con i suoi testi. Grazie all’EP Diciotto sta girando l’Italia in attesa di sostenere due concerti importanti: a Roma il 30 settembre a Largo Venue e a Milano il 2 ottobre alla Santeria Toscana. Nel mentre, Luk3 riceve il Premio Lunezia New Generation per «il valore musical-letterario» del brano Canzoncine, un racconto della lotta interiore adolescenziale che Luca ha scritto di getto la notte del suo diciottesimo compleanno, quando era ancora dentro la casetta di Amici.
Perché scrivere una canzone il giorno del compleanno anziché festeggiare?
«Perché, non avendo ancora 18 anni e un giorno – cosa che ho scoperto in quell’istante -, dovevo ancora rispettare la regola di non uscire dalla casetta dopo mezzanotte. I miei compagni, che erano pronti a festeggiarmi, mi facevano gli auguri attraverso la porta e in quel momento ho sentito di dover scaricare su un foglio bianco tutte le emozioni che provavo. In Canzoncine ho raccontato quello che stavo vivendo e come lo stavo affrontando».
Si aspettava di essere premiato per quel testo?
«No, ma sono contentissimo di essere riuscito nel mio piccolo a raccontare un pezzo della mia vita con tanta verità: un pezzo con cui ho fatto pace».
Con cosa ha fatto pace?
«Soprattutto con chi, durante il percorso nella scuola, mi ripeteva che le mie erano solo canzoncine. Io, però, sono fiero di quello che faccio, e mi sembrava giusto scrivere quel pezzo con una piccola provocazione tenendo comunque conto che quei giudizi mi hanno provocato diverse insicurezze».
Con cosa, invece, non ha ancora fatto pace?
«Con la paura che tutto questo potrebbe finire e che la mia musica non resterà nel tempo. È un pensiero che non mi permette di vivere al cento per cento tutto il bello che mi sta arrivando, e un po’ mi dispiace».
Ha paura di essere dimenticato?
«Sì, ma non a livello di fama: ho paura di essere uno che è passato e non è riuscito a dire nulla agli altri».
Cosa la aiuta a disinnescare quella paura?
«Fare musica e stare sul palco. Se mi sveglio storto e mi esibisco, il pubblico mi dà una carica talmente forte da stoppare i pensieri. Fare musica mi salva, senza contare che tutto dipende da me: sono io che devo impegnarmi a fare delle bella musica affinché non venga dimenticata».
Torniamo indietro: che bambino era Luk3?
«Irrequieto, giocavo a pallone per le strade del paese insieme ai miei amici. A scuola e nei contesti più formali, però, ero molto in riga, andavo bene. Avevo dentro di me, però, una grande fame di creatività: ho iniziato a suonare la chitarra a 6 anni, scritto la prima canzone a 7, mentre più avanti mi sono messo a scrivere dei cortometraggi e a registrarli con mille telefoni, montando poi tutto».
La creatività la faceva sentire più diverso o più speciale?
«All’inizio, specie alle medie, diverso. Volere delle cose diverse da quelle che gli altri facevano era un po’ strano, ma poi le cose sono cambiate».
Voleva essere visto?
«Volevo essere invisibile: tutto quello che producevo e realizzavo lo facevo dentro la mia cameretta».
Perché non condivideva quello che scriveva e realizzava?
«Per paura del giudizio, con il quale sono riuscito a fare pace perché, altrimenti, non sarei mai potuto andare in televisione a cantare. Avrei, per dire, fatto l’autore, restando nell’ombra. Non era giusto, però, essere tenuto in gabbia per quello che gli altri avevano da dire su di me».
C’è qualcosa che le manca dell’invisibilità?
«Un po’ di tranquillità, probabilmente».
Il fatto che tanta gente si interessi della sua vita privata le dà fastidio?
«Per me la gente può parlare quanto vuole, ma nessuno deve pretendere che io parli per forza delle mie cose, perché ho un solo strumento con cui farlo e sono le mie canzoni. Le cose che ho da dire sono tutte lì, anche se comprendo che venire fuori da un contesto televisivo ti porti a un’esposizione maggiore».
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