«Lui se ne andava e poi ritornava, Laura mi ha detto: ‘Così non posso continuare’»
di Chiara Fabrizi
«Lui se ne andava e poi ritornava, se ne andava e poi ritornava: ho preso il caffè con Laura martedì all’interno del supermercato e mi ha detto ‘così non posso continuare’». Sono tante le voci che sabato pomeriggio si sono alternate in piazza del Comune a Spoleto, dove alcune centinaia di persone, fiaccole alla mano, hanno voluto ricordare Laura Papadia, 36 anni, ammazzata mercoledì dal marito reo confesso Nicola Gianluca Romita, 48 anni, all’interno dell’appartamento di via Porta Fuga, nel cuore del centro storico di Spoleto.
Come nel lavoro degli inquirenti, che continuano a indagare perché la versione di Romita «lei voleva un figlio e io no» non convince completamente, anche in piazza del Comune è emersa «la difficoltà profonda vissuta nell’ultimo periodo da Laura per il suo rapporto matrimoniale». Ma tra le tante voci hanno trovato asilo anche «i sogni e le aspirazioni», come ad esempio «rimettersi a studiare, tornare all’Università» per coltivare «l’amore per la filosofia», di questa giovane donna siciliana arrivata a Spoleto circa due anni fa per il primo incarico da vicedirettrice del supermercato, venendo qui raggiunta dal marito, a cui secondo alcuni è stata proprio lei a trovare lavoro in una delle aziende vinicole di Spoleto, lo stesso uomo che l’ha uccisa, strangolandola e lasciandola senza vita sul pavimento della loro camera da letto in posizione prona.
Sulle scale del municipio un manifesto col suo volto sorridente, ben evidenti «quegli occhi intelligenti, sensibili», ricordati da molti. Intorno a quella fotografia le colleghe del supermercato: una ha preso la parola per dire «che Laura era il sole del negozio, fantastica, buona, generosa, sempre pronta a darti una mano di fronte a qualsiasi difficoltà». Il dolore per il femminicidio di Papadia, il secondo in Umbria dall’inizio dell’anno, è tanto e il silenzio profondo inevitabile. A chiedere romperlo sia l’assessora al sociale Luigina Renzi che il direttore della Caritas di Spoleto-Norcia don Edoardo Rossi: la prima ha sollecitato «un minuto di rumore», scatenando un lunghissimo applauso dedicato a Laura e a tutte le donne vittime di violenza, mentre il secondo ha invocato e avuto un «grande urlo, perché il silenzio va rotto, il silenzio è omertà».
Ma la fiaccolata organizzata davanti al municipio, a cui hanno aderito molte associazioni e realtà del territorio, dal Centro antiviolenza “Crisalide” a Libera fino alla sezione cittadina dell’Aiga (associazione giovani avvocati), è stato anche un tentativo per ricordare a tutte le donne che non sono sole di fronte alla sopraffazione fisica o psicologica di un padre, di un fratello, di un marito, di un fidanzato e di un figlio, che gli strumenti sul territorio ci sono, la rete sociale è attrezzata, le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria sono pronte. L’appuntamento di oggi è anche servito a ribadire alla collettività che l’indifferenza può uccidere e tendere una mano può valere perfino una vita. Un avvertimento anche ai genitori, affinché accolgano senza reticenze percorsi pensati e organizzati per bambini e adolescenti, affinché a loro si possa almeno provare a dare quello che le generazioni precedenti non hanno avuto e purtroppo spesso non hanno saputo costruire da sé: un’educazione all’affettività e alla sessualità.
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