lui con quaranta condanne, lei con il reddito di cittadinanza
La Guardia di Finanza e la Questura di Padova hanno eseguito un maxi sequestro di beni nei confronti di una famiglia rom ritenuta socialmente pericolosa e con un lungo passato criminale. Il provvedimento, emesso dal Tribunale distrettuale di prevenzione di Venezia su proposta del Questore di Padova, riguarda beni mobili e immobili per un valore complessivo di 380 mila euro.
Al centro dell’indagine ci sono tre persone: un uomo di 38 anni con alle spalle quaranta condanne, sua moglie di 33 anni, beneficiaria in passato del reddito di cittadinanza, e la madre dell’uomo. Gli accertamenti patrimoniali condotti dagli investigatori hanno fatto emergere una sproporzione evidente tra i redditi dichiarati e i beni posseduti. Gli immobili, i terreni, la casetta mobile, il box, i gioielli e il denaro contante sequestrati risultavano intestati anche a prestanome, ma secondo gli inquirenti erano nella disponibilità effettiva della famiglia.
Il primo sequestro ha riguardato tre fabbricati e altrettanti terreni, già confiscati. Il secondo ha colpito un ulteriore immobile, due terreni, una casetta mobile, un box, denaro e gioielli. I beni si trovano nelle province di Padova, Rovigo, Treviso e Venezia. Contestualmente, il tribunale ha disposto per tutti e tre la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
L’attività criminale della famiglia risale ai primi anni Duemila ed è stata caratterizzata da una lunga serie di reati: furti, rapine, truffe e ricettazioni, spesso connotati da violenza. Le indagini hanno ricostruito come il gruppo agisse con metodo: progettava i colpi, li eseguiva direttamente o tramite complici, e successivamente cercava di dare una parvenza di legalità ai proventi illeciti.
Nel 2023 i due coniugi erano stati arrestati con l’accusa di aver organizzato un furto da 4,8 milioni di euro ai danni di un rappresentante orafo sull’autostrada del Brennero. L’uomo era stato costretto a fermarsi a causa di un foro provocato nello pneumatico e, in quel frangente, gli era stata sottratta la borsa con pietre preziose. In seguito, però, il percorso giudiziario si è fermato poiché la vittima aveva rimesso la querela dopo un accordo con la difesa che è rimasto segreto, dunque erano venute meno le aggravanti necessarie a rendere il reato procedibile d’ufficio.
Oltre a questo episodio, alla famiglia vengono attribuiti numerosi altri colpi messi a segno in diverse province del Nord Italia, tra cui Venezia, Padova, Piacenza, Ravenna e Trento. Si tratta di furti di Rolex, monete da collezione in oro e argento, e utilizzo illecito di carte di credito per importi rilevanti. Le condanne accumulate riguardano anche l’associazione a delinquere, in alcuni casi maturate quando l’uomo era ancora minorenne.
Per la magistratura, l’intero nucleo familiare ha vissuto stabilmente grazie ad attività criminali. Il sequestro patrimoniale disposto con la normativa antimafia ha dunque l’obiettivo di colpire i beni accumulati nel tempo e impedire nuove forme di arricchimento illecito.
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