Luedji Luna – Um mar pra cada um,: Un’anima soul sospesa su Bahia :: Le Recensioni di OndaRock
Cantautrice brasiliana originaria di Salvador (Bahia), Luedji Luna debutta sulla scena internazionale nel 2017 con “Um corpo no mundo”, album che le vale riconoscimenti importanti (un premio Bravo e la nomination come “Miglior artista emergente” ai Brazilian Music Awards 2018) e raggiunge oltre cento milioni di streaming sulle piattaforme digitali. Rimane a tutt’oggi il suo disco più celebre, grazie anche al successo del singolo “Banho de folhas”. Nel 2020 pubblica “Bom mesmo é estar debaixo d’água”, anch’esso acclamato e candidato al Latin Grammy nella categoria Mpb (musica popolare brasiliana), confermando la solidità del suo percorso artistico. Fin dall’inizio della carriera Luna sa fondere elementi di jazz, soul e Mpb con una cifra personale di cui la voce, sensuale e intima, costituisce il fulcro espressivo.
Il 26 maggio 2025 la cantante lancia “Um mar pra cada um,”, quarto album in studio della sua discografia. Il lavoro si presenta come il primo capitolo di un progetto in due parti: una settimana dopo esce “Antes que a terra acabe”, definito dalla stessa Luna “un controcanto” al primo disco. I due album formano un dittico tematico sulla ricerca dell’amore e una riflessione intima sulla propria umanità. Pur non replicando la risonanza popolare dei suoi predecessori, “Um mar pra cada um” si impone come il suo disco più compiuto e personale.
Dal punto di vista musicale “Um mar pra cada um,” mostra un approccio riflessivo e quasi spirituale. L’album si apre con “Gênesis”, un brano strumentale solenne interpretato da un quartetto di musicisti baiani composto da piano, batteria, contrabbasso e sax: quest’ultimo, suonato da Bruno Mangabeira, porta in primo piano il tema del soffio, metafora ricorrente di vita e creazione. Nel corso del disco compaiono arrangiamenti ricchi ed eleganti: archi (violini, viole, violoncelli), fiati (sax, tromba) e percussioni brasiliane (come il caxixi) si intrecciano con morbidi groove soul jazz e tocchi neo-soul.
In “Dentro ali” – nuova versione di un suo brano storico – la collaborazione con la sassofonista britannica Nubya Garcia aggiunge un respiro jazz internazionale, mentre in tracce come “Gamboa” emergono richiami alla tradizione africana e afrobeat miscelati alla bossa nova. Anche “Rota” utilizza i battiti della musica brasiliana nera e del jazz, mentre “Salty” esplora un funk raffinato legato alle atmosfere delle spiagge baiane, grazie all’apporto del trombettista giapponese Takuya Kuroda.
“Um mar pra cada um,” si configura come un album etereo, attraversato da testi malinconici che mettono in luce la vulnerabilità emotiva dell’autrice. La voce di Luna domina con grande delicatezza, spesso in tono sommesso, alternando melodie affilate a momenti quasi recitati (come per esempio in “4hz”). In “Harém” dialoga con la voce calda di Liniker (nota cantante soul e attivista trans) in un duetto intenso e sensuale. Il finale del disco, “Baby, te amo”, costruisce un gesto poetico inatteso: l’ultimo verso viene affidato alla poetessa Beatriz Nascimento, la cui voce viene ricreata tramite intelligenza artificiale, a suggellare simbolicamente la chiusura del viaggio sonoro.
Da un punto di vista concettuale, come spiega la stessa Luna, “Um mar pra cada um,” indaga la guarigione personale dall’amore idealizzato, mentre il secondo album “Antes que a terra acabe” esplora i risvolti più oscuri dei sentimenti. Insieme, i due lavori rappresentano un percorso coraggioso e confermano un’estetica coerente. Ma è soprattutto “Um mar pra cada um,” che cristallizza con maggiore nitidezza l’arte di Luna: un disco meno esposto, forse, ma più pieno, più meditato, capace di rappresentare il vertice della sua produzione finora.
30/11/2025




