L’ucraina Kostyuk e le accuse folli a Sabalenka e Swiatek
Marta Kostyuk ha sollevato un polverone inaspettato nel mondo del tennis femminile. La tennista ucraina, numero 27 del ranking WTA, ha puntato il dito contro le prime due delle dominatrici del circuito, Aryna Sabalenka e Iga Swiatek, insinuando che i loro successi derivino soprattutto da “alti livelli di testosterone”. Un’affermazione che, più che un’accusa scientificamente fondata, suona come lo sfogo di una giovane atleta alle prese con il peso del confronto con le migliori. Durante un’intervista concessa a Tennis365, Kostyuk ha raccontato le sue difficoltà nel misurarsi con le campionesse bielorussa e polacca: “Contro Iga non ero pronta. Con Aryna è sempre una battaglia dura. Sono tutte molto più grandi, più alte e più forti di me fisicamente”.
Alla domanda se si sentisse “intimidita” da loro, l’ucraina ha risposto con una riflessione che ha presto fatto il giro del mondo: “Abbiamo tutte una nostra struttura biologica. Alcune hanno un livello di testosterone più alto, altre più basso. È naturale, ma questo le aiuta sicuramente. Io devo correre molto di più per vincere i punti. Come posso colmare questo divario fisico? Non posso aumentare di 10 kg o di 5 centimetri la mia altezza, quindi devo dare sempre il massimo. Altre giocatrici sono avvantaggiate rispetto a me”. Così le sue parole hanno scatenato un acceso dibattito. È vero che il testosterone, ormone androgeno responsabile tra le altre cose dello sviluppo della massa muscolare, è presente anche nelle donne, seppur in quantità nettamente inferiori rispetto agli uomini. Ed è altrettanto vero che esistono variazioni fisiologiche da persona a persona. Tuttavia, l’ipotesi di Kostyuk non trova alcun riscontro né scientifico né regolamentare.
La Wta, infatti, monitora da tempo i livelli di testosterone nelle proprie atlete e fissa limiti precisi entro i quali ogni variazione naturale è considerata del tutto legittima. Non esistono prove che Sabalenka o Swiatek abbiano mai superato tali valori o beneficiato di fattori esterni. L’idea che un semplice dato ormonale possa spiegare la loro superiorità in campo appare dunque semplicistica e infondata. C’è poi un altro dettaglio che indebolisce la tesi dell’ucraina. Secondo il sito ufficiale della Wta, Marta Kostyuk è alta 1,75 metri, la stessa misura di Coco Gauff, e appena un centimetro in meno rispetto a Iga Swiatek (1,76 m). Jessica Pegula invece, numero cinque al mondo, è alta 1,70 m. Sabalenka è più imponente con i suoi 1,82 m, ma non si può certo sostenere che la differenza fisica con Kostyuk sia abissale.
Cosa dovrebbe dire allora Jasmine Paolini? In carriera, l’azzurra ha vinto tre tornei del circuito maggiore, tra cui i WTA 1000 di Dubai 2024 e di Roma 2025, e nei tornei del Grande Slam si è spinta fino alla finale del Roland Garros e di Wimbledon nel 2024. Il tutto è stato raggiunto da Paolini con i suoi 1,63 m di altezza. Il problema non sembra tanto una questione di centimetri o ormoni, quanto di qualità complessive. Sabalenka e Swiatek dominano per potenza, continuità e per la straordinaria mentalità competitiva che le contraddistingue. Non è un caso che Kostyuk, pur avendole affrontate sette volte in carriera (quattro con la bielorussa, tre con la polacca), non sia mai riuscita a vincere un set. In un mondo dove ogni dettaglio conta, il confronto costante con le “big” può generare insicurezza, e forse le parole dell’ucraina nascono proprio da lì, dal desiderio di spiegare un divario che appare difficile da colmare.
Resta il fatto che, in un’epoca di attenzione massima all’integrità sportiva, certi temi meritano cautela (il caso Imane Khelif insegna). Accennare a “livelli di testosterone più alti” senza fornire dati o prove rischia di gettare ombre ingiuste su colleghe che, con sacrificio e talento, hanno costruito la loro carriera. Proprio il talento, nel tennis come in ogni sport, non si misura solo con la potenza fisica, ma con la capacità di superare i propri limiti. E forse è da qui che Kostyuk dovrebbe ripartire.
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