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Luca Marinelli: «Per interpretare Mussolini ho dovuto pompare il mio lato oscuro, mi ha segnato molto. I giovani hanno capito il messaggio della serie»

Se c’è una realtà televisiva davvero coraggiosa in Italia quella è Sky, e serie come M – Il figlio del secolo ne sono la conferma. Presentata in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, questa serie in otto episodi prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, in co-produzione con Pathé, in associazione con Small Forward Productions, in collaborazione con Fremantle e CINECITTÀ S.p.A. è, infatti, un capolavoro di scrittura e di interpretazione come non se ne vedevano da anni. Merito della regia di Joe Wright, che forse aveva il distacco giusto per poter raccontare l’ascesa al potere di Benito Mussolini in maniera chiara e inequivocabile, e della sceneggiatura di Stefano Bises e di Davide Serino, riusciti ad adattare il romanzo di Antonio Scurati già vincitore del Premio Strega in maniera fresca e innovativa. «Abbiamo sempre detto che c’è stato un prima e un dopo Gomorra», dice Nils Hartmann, Executive Vice President Sky Studios per l’Italia, e siamo certi che ci sarà anche un prima e un dopo M – Il figlio del secolo, che il pubblico potrà (finalmente) vedere su Sky e in streaming su NOW dal 10 gennaio. «Avendo avuto da Scurati la possibilità di leggere il manoscritto di M prima della pubblicazione ho capito che Antonio aveva individuato in maniera chiara la radice del populismo e chi lo ha inventato. È del 2017 la mia idea di lavorare a questo titolo e di affidarlo alla genialità di Joe Wright: è la cosa più bella che abbiamo fatto», dice il produttore Lorenzo Mieli.

Luca Marinelli «Per interpretare Mussolini ho dovuto pompare il mio lato oscuro mi ha segnato molto. I giovani hanno...

«Il fatto che io sia inglese ha consentito una distanza importante dalla materia trattata ma, onestamente, non trovo che ci sia una forte differenza culturale tra noi inglesi e gli italiani: è maggiore, per dire, quella tra noi e gli americani. Con l’Italia, malgrado una lingua diversa, penso che ci sia una certa prossimità. La sfida più grande della serie è stata trovare il tono giusto: era importante, infatti, non trasformare Mussolini in un pagliaccio. Non volevamo insegnare o predicare, ma intrattenere. Via via che vanno avanti, il tono degli episodi si fa sempre più cupo e serio, e questo ha rappresentato una sfida importante per Luca Marinelli, che è riuscito a incarnare Mussolini seducendo il pubblico come il duce aveva fatto in passato con il popolo ma anche con i capi di stato stranieri come Churchill, che negli anni Trenta gli scriveva messaggi di grande ammirazione», è il commento del regista Joe Wright che, in merito a un possibile fraintendimento dell’operazione e al fatto che qualcuno possa vedere M – Il figlio del secolo come una sorta di tributo all’ascesa e all’opera di Mussolini, crede che dovremmo avere fiducia nel pubblico. «Durante la realizzazione della serie ci sono state un paio di comparse che ci hanno detto “no, non vogliamo partecipare perché state mancando di rispetto a Mussolini”, e hanno scelto di andare via. Vedremo quale sarà la reazione dei politici, se ci sarà. Perché la mia paura è il silenzio. Sappiamo, infatti, che la Destra odia le risposte complesse e ama le cose semplici. Vedremo cosa succederà», insiste Wright.

Luca Marinelli «Per interpretare Mussolini ho dovuto pompare il mio lato oscuro mi ha segnato molto. I giovani hanno...

«È devastante come Mussolini abbia distrutto la vita di tante persone: è stato orrendo da vedere. C’erano delle scene in cui mi fomentavo con lui e provavo tristezza nel farlo. Per affrontare quei momenti, dovevo pompare il mio lato oscuro, ed è stato un processo molto doloroso. Mi hanno colpito molto le scene in parlamento, dove anche lì Mussolini non celava nessuna delle sue mire: articolare quelle parole è stato spaventoso», dice Luca Marinelli, straordinario protagonista di questa serie in cui Mussolini, spesso, rompe la quarta parete e si rivolge direttamente agli spettatori con quel monito finale, «diventerete fascisti anche voi», che suona come una provocazione che affonda le radici non solo nel passato, ma anche nel presente. «Ho trovato i ragazzi che hanno visto in anteprima la serie molto attenti e precisi, visto che hanno visto molti parallelismi con l’attualità e il messaggio che volevamo portare. Questo mi ha riempito di gioia, perché alla loro età avrei voluto essere più sveglio», riprende Marinelli che, pur non essendo particolarmente somigliante a Mussolini, ha comunque deciso di prendere peso perché «dovevo avvicinarmi a lui fisicamente». «Da antifascista quale sono, sospendere il giudizio per 10 ore al giorno per sette mesi è stato devastante dal punto di vista umano. Dal punto di vista artistico, invece, è stata una delle cose più belle fatte in vita mia. Con Joe abbiamo pensato di eliminare definizioni come “cattivo”, “mostro”, e “diavolo” perché Mussolini era un essere umano che ha scelto di percorrere una via criminale che ha portato il paese alla distruzione totale. Con questa serie abbiamo toccato la parte più oscura di noi stessi, e da esseri umani segna molto. Siamo stati una squadra meravigliosa», conclude Marinelli.


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