Calabria

Lsu/lpu calabresi in protesta alla Cittadella: “Stipendi troppo bassi e diritti negati. Serve una posizione forte dei sindacati”

Numerosi lavoratori ex lsu e lpu hanno fatto scalpore alla Cittadella regionale di Germaneto, con pullman e auto proprie, per un flashmob organizzato a sostegno del fondo dedicato agli ex lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. Obiettivo: ottenere l’aumento delle ore di part-time per centinaia di dipendenti e chiedere l’appoggio della Conferenza Stato-Regioni per il riconoscimento dei contributi previdenziali mai versati negli anni precedenti alla stabilizzazione.

Un’iniziativa, come hanno denunciato i coordinatori, che si è svolta «nel silenzio assordante dei sindacati e della politica». Da qui l’appello diretto ai confederali: «Prendete una posizione forte a difesa di questi lavoratori. Siamo pronti a farci da parte», hanno ribadito con decisione gli organizzatori del flashmob e componenti del  coordinamento lavoratori ex lsu/lpu Giulio Pignataro, Romolo Cozza, Oreste Valente, Giovanni Muto, Giovanni Conforti, Gino Pettinato.

Le due vertenze portate a Germaneto

La protesta ha ruotato attorno a due questioni centrali. La prima riguarda i fondi e la mancata applicazione dell’accordo quadro del 14 marzo 2022, cancellato – secondo i lavoratori – da Regione e sindacati per dirottarli su altri precari. L’intesa prevedeva che il fondo regionale destinato al personale ex LSU/LPU stabilizzato (ex legge 147/2013) fosse redistribuito in modo dinamico: le economie derivanti dalle fuoriuscite andavano cioè ripartite sull’intera platea residua, così da incrementare le ore lavorative, soprattutto per chi è ancora in part-time.

Stipendi insufficienti e contributi mancanti

La seconda vertenza riguarda gli stipendi, giudicati «insufficienti» a fronte dell’altissima mole di servizi garantiti nei Comuni calabresi, dove gli ex LSU/LPU rappresentano circa il 90% della forza lavoro. In molti enti locali i dipendenti operano ancora con contratti da 14 a 26 ore settimanali, con retribuzioni che spesso non superano i 700–1000 euro al mese.

A ciò si aggiunge il nodo dei contributi previdenziali non riconosciuti per i primi dieci anni di attività: un periodo in cui questi lavoratori hanno prestato servizio per la Pubblica Amministrazione senza versamenti effettivi, «un vero e proprio lavoro nero legalizzato», denunciano i coordinatori, che temono un futuro pensionistico drammatico per migliaia di famiglie.

Da qui la richiesta al Governo di accelerare l’approvazione del Disegno di legge n. 539, presentato il 3 febbraio 2023 dal senatore Maurizio Gasparri, dedicato proprio al riconoscimento dei contributi previdenziali per i lavoratori socialmente utili.

Intanto, il coordinamento sta preparando un nuovo flash mob: appuntamento il 4 dicembre a Roma, davanti a Montecitorio, per sostenere nuovamente il ddl.

Gli ex LSU/LPU sono circa 4.500 in Calabria, distribuiti in oltre 360 Comuni: una forza lavoro ormai strutturale, che svolge funzioni spesso superiori alla qualifica di inquadramento, ma con stipendi e tutele ancora lontani dagli standard minimi.


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