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Louis Philippe – The Road To The Sea: Anatomia di un capolavoro cult :: Le Recensioni di OndaRock

Si avvicina, senza particolare clamore, il quarantennale della pubblicazione di “Appointment With Venus” – primo album del musicista, cuoco e cronista sportivo francese Louis Philippe (vero nome Philippe Auclair) – una ricorrenza che coincide anche con la pubblicazione di un libro sulla storia dell’etichetta El Records, una casa discografica che tramutò il concetto di pop music in un originale mix di bubblegum, classica, jazz, colonne sonore e industrial noise, con un’attitudine trasgressiva ed eclettica, filtrata da una visione quasi filosofica, visione che il fondatore della El, Mike Alway, condivise e approntò con la complicità di Auclair, che da poco aveva conseguito una laurea in filosofia.

L’influenza e la lungimiranza artistica di Louis Philippe ha contrassegnato anche la storia di un’altra etichetta cult, la spagnola Siesta Records, nello stesso tempo l’artista francese ha ottenuto un discreto riscontro in Giappone, ulteriormente consolidato dalla pubblicazione di alcuni dischi per l’etichetta nipponica Trattoria. Philippe è anche un rinomato produttore e arrangiatore: ha curato gli archi per i Clientele e gli Xtc, ha collaborato con Martin Newell, Louise Le May, La Buena Vida ecc..
Nonostante la ricca mole di pubblicazioni avvenuta nel 2020 (l’antologia di inediti “Unheard”, l’album con Stuart Moxham degli Young Marble Giants, “The Devil Laughs”, e l’ottimo “Thunderclouds” con i Night Mail), le speranze di un nuovo album di Louis Philippe erano ormai ben poche e le voci di un eventuale seguito al progetto in collaborazione con i Testbild (“The Ocean Tango“) si sono ben presto spente, fino alla pubblicazione di un singolo, “Pictures Of Anna”, che ha riacceso la curiosità dei fan, anticipando l’uscita del nuovo album.

“The Road To The Sea” è un capolavoro d’artigianato sonoro, un archetipo di scrittura e arrangiamento che nobilita la musica pop; è anche l’opera più completa ed esaustiva di un artista mai parco nel dispensare armonie e slanci melodici. L’ultimo progetto di Louis Philippe è una raccolta di quattordici canzoni dall’estatica grazia e dallo stile lussuoso, un disco che ben si addice all’immagine di monarca, cardinale e rivoluzionario assassino della musica pop, alcuni degli escamotage pubblicitari che la El utilizzò per il lancio dei primi dischi.
Cascate di melodie, senza una definita dimensione temporale, si fondono con una soave malinconia scandita da tempi di valzer, da armonie vocali in stile Beach Boys, orchestrazioni dove convivono Burt Bacharach, Francis Poulenc, Maurice Ravel e Duke Ellington. Un unicum sonoro filtrato da una sensibilità che passa dai Left Banke agli Zombies, dai Kinks agli Xtc, dai Beatles agli Steely Dan, da Les Baxter a Esquivel, trascinando al proprio seguito orchestrazioni lounge, scale armoniche jazz, scorie neoclassiche e un surrealismo che rende il tutto lieve e incantevole.

“The Road To The Sea” colma il vuoto lasciato dagli Xtc, in particolar modo quelli avventurosi e ricercati di “Skylarking“, con la differenza sostanziale che Louis Philippe è una sintesi di Andy Partridge, Colin Moulding e Todd Rundgren. Basta ascoltare il geniale midtempo di “All At Sea” per restare abbagliati dall’estrema rifinitura degli elementi musicali messi a disposizione: clavicembalo, piano, basso, batteria, drum machine, chitarre, tastiere, cori maschili, synth sibilanti.
Questa volta il musicista francese può contare anche su un brano trainante alquanto incisivo, che non solo ne rimarca le peculiarità della scrittura ma mette in riga anni di musica pop, dai Kinks agli Electric Light Orchestra, con un pizzico di stravaganza sunshine pop che ne esalta le nuance.
Ulteriore elemento d’interesse risiede nella ormai perfetta sinergia con la band assoldata sei anni fa sotto il nome di The Night Mail e messa insieme per supportare il ritorno sulle scene di John Howard – il chitarrista austriaco Robert Rotifer (Electric Eels, Darren Hayman, Judy Dyble e John Howard) il bassista Andy Lewis (Spearmint, Paul Weller) e il batterista e chitarrista Ian Button (Thrashing Doves, Death in Vegas, Sergeant Buzfuz) – quasi una mini-orchestra alla quale spetta il compito di rifinire con eleganza canzoni armonicamente ambiziose e aristocratiche (“The Road To Somewhere”, “Wine And Roses”).
Questa volta Louis Philippe ha optato per una stesura dei brani più elaborata, e non live in studio come è accaduto con il precedente “Thunderclouds“, una scelta che esalta la cura dei complessi arrangiamenti di brani uptempo dalle mille sfumature, come il pregevole tocco d’organo e le continue variazioni armoniche di “Watching Your Sun Go Down” o le vezzose sonorità esotiche e surf di “Where Did We Go Wrong”.

Immancabilmente lo spirito da chansonnier dell’artista francese fa spesso capolino tra sognanti valzer (“La Maison Sans Toit”), eleganti ballate in stile Nouvelle Vague (“Le Basier”) e un trittico che funziona come una mini-sinfonia, che si evolve dalle soffuse e romantiche note di “To The Sea” verso sonorità in stile library music nel trasognato strumentale “Always”, per trovare sponda nella nostalgica “Ville Lumiere”, una splendida ballata dove il musicista mette in mostra le notevoli qualità di arrangiatore per orchestra e cori.
Quelle di Louis Philippe non sono canzoni pop, ma delle sculture sonore e armoniche di pregiata fattura. In brani come “Those Days Of Summer” sono rintracciabili i migliori germi dei Beach Boys, degli Xtc e degli High Llamas, incorniciati da arguzie strumentali che sfiorano la psichedelia. Ed è altresì difficile ignorare la notevole padronanza dell’autore nel creare canzoni apparentemente semplici eppur profonde come “A Friend”.

A suggello di tanta grazia e ispirazione, il musicista francese omaggia Paddy McAloon dei Prefab Sprout, con una composizione che senza alcun indugio entra nel novero delle più belle canzoni scritte da Philippe nella sua lunga carriera.
Raffinata e malinconica al punto giusto, “Song For Paddy (Wings Of Desire)” ha tutte le carte in regola per essere considerata un classico della musica pop d’autore, ma la fortuna e la fama sembrano essere l’ultima cosa che interessa al musicista francese; ça va sans dire non è né il primo né l’ultimo musicista che attende il giusto e meritato riscontro critico e di pubblico, resta però forte la sensazione che più che un outsider Louis Philippe meriti di essere considerato un autentico genio.

02/05/2025




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