Emilia Romagna

Lotta contro il cancro, al pranzo d’inverno dello Ior raccolti 7.500 euro per l’Irst di Meldola


Il punto Ior di Cattolica è una delle realtà più “giovani” dell’universo dell’Istituto Oncologico Romagnolo, ma è anche tra le più attive: inaugurato ufficialmente il 17 ottobre 2024 col taglio del nastro della sede di via Milazzo, si distingueva anche in precedenza per l’intraprendenza del suo gruppo di volontari, tanto che la scelta di una “base operativa” stabile è stata più una logica conseguenza di questo “fermento solidale” che il punto di partenza di un’attività strutturata. Dimostrazione lampante di questo sono i vari eventi di raccolta fondi a tavola, che nella città adriatica hanno una tradizione che affonda le sue radici ben prima del 2024: ultimo esempio di questo impegno è il “Pranzo d’Inverno”, tenutosi domenica 16 febbraio presso il Ristorante “Il Mulino” di Misano Adriatico.

Organizzato con il patrocinio del Comune di Cattolica, da sempre molto vicino e sensibile alle tematiche della lotta contro il cancro portate avanti dall’Istituto Oncologico Romagnolo tanto che la sindaca, Franca Foronchi, è voluta essere a tutti i costi presente per portare i saluti dell’amministrazione pubblica, l’evento ha rappresentato l’ennesimo bel successo di raccolta fondi solidale: 140 persone si sono sedute a tavola, per un contributo di circa 7.500 euro a favore della ricerca scientifica più innovativa e promettente portata avanti presso i laboratori dell’Irst “Dino Amadori” Irccs di Meldola.

Verso un’oncologia che metta sempre più al centro la persona, e non la malattia: questa è stata la tematica centrale degli interventi che si sono succeduti. Particolarmente importante il discorso tenuto dalla dottoressa Lorella Turroni: la direttrice sanitaria del Prime Center, la struttura di prevenzione, riabilitazione e medicina integrata dedicata ai pazienti con tumore e alle loro famiglie sorta nel 2021 nei pressi di Cesena come ultima volontà del professor Dino Amadori, era infatti l’ospite d’onore del pranzo.

“Il paziente oncologico può richiedere di accedere al Prime Center in qualsiasi momento del suo percorso di malattia e, come primo step, ha una visita in cui facciamo insieme una valutazione preliminare in base alla sua anamnesi – ha spiegato – in generale a tutti viene proposto un programma personalizzato di attività fisica e di nutrizione: questo perché le persone ci chiedono, prima di tutto, di ritrovare la funzionalità pre-diagnosi rimettendosi in forma. In seguito, una volta che tornano a sentirsi bene fisicamente, possono prendersi cura delle ferite che una malattia come il cancro lascia a livello emotivo e mentale tramite attività come yoga, mindfulness, arteterapia, musicoterapia, verdeterapia o altro ancora. Il percorso di ogni paziente viene condiviso con tutti i membri dell’equipe del centro e monitorato periodicamente al fine di verificare l’efficacia delle attività proposte. La maggior parte delle persone che seguiamo, e che accedono al Prime Center in condizioni di fragilità fisica e difficoltà emotiva, ritrovano un benessere a cui temono di dover rinunciare una volta usciti dalla nostra struttura. Noi cerchiamo di dar loro anche gli strumenti per poter proseguire certe attività in autonomia, al fine di garantire un logico turnover ai tanti che vogliono accedere”.

Alle sue parole si sono aggiunte quelle di Fabrizio Miserocchi, direttore generale Ior: “La malattia oncologica è una problematica sempre più gestibile, a volte cronica e a volte guaribile – ha spiegato – ma allungare la sopravvivenza di chi riceve una diagnosi di cancro è inutile se non siamo in grado di garantire qualità alla vita. Quella del Prime Center è quindi una delle nuove sfide a cui l’oncologia deve rispondere: i pazienti sono costretti a cercare queste attività in autonomia, affidandosi a quello che trovano in luoghi differenti. Avere la possibilità di essere seguiti da una struttura unica in un momento di fragilità fisica e emotiva, con un team di specialisti che si ritrova a discutere settimanalmente del tuo caso offrendo una direzione coerente per il recupero, è un valore aggiunto notevole. La mole di accessi è passata dai 99 pazienti del 2021 ai quasi 600 dell’anno passato, con più di 7000 prestazioni erogate: una crescita che racconta quanto sia importante questo lavoro, tanto che stiamo valutando l’apertura di strutture similari anche nel territorio di Rimini e Ravenna. È anche grazie ai 20000 donatori che ogni anno sostengono lo Ior, e all’attività di tanti volontari che come voi si dedicano anima e corpo a chi soffre investendo quanto di più prezioso hanno, ovvero il proprio tempo, possiamo mantenere i prezzi delle attività offerte al suo interno calmierati, quasi simbolici, per i pazienti”.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »