L’orso trentino problematico è diventato una star in Friuli: è costato 35 mila euro di indennizzi – Cronaca
TRENTO. Nato e cresciuto in Trentino, dopo essersi trasferito in Carnia è diventato una star. E, come succede a tutti i personaggi famosi, accanto ai tanti ammiratori (in questo caso animalisti) si sono contati negli anni parecchi detrattori (gli allevatori in primis). L’orso Francesco, nato nel 2008 da KJ2 e da Joze e facilmente riconoscibile fra i tanti esemplari per il suo mantello chiaro, è arrivato in Friuli Venezia Giulia all’inizio dell’estate 2015 e da lì non si è più mosso, diventando il primo orso stanziale della Carnia, il più noto nonché il più studiato.
«Fra le province di Udine e di Pordenone siamo arrivati ad avere fino a sette esemplari in contemporanea, ma con un forte turn over: si tratta di orsi maschi, schivi, spesso molto giovani, che rimangono solo per qualche mese, talvolta per uno o due anni. e poi tendono a rientrare in Slovenia. L’esemplare che ha raggiunto il livello più alto di frequentazione della Carnia è proprio l’orso Francesco arrivato dal Trentino» spiega il professor Stefano Filacorda, coordinatore del gruppo che si occupa di gestione e conservazione della fauna all’interno del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine. In tema di orsi i contatti fra il Friuli e il Trentino sono frequenti.
Problematico come la madre.
L’orso Francesco – che i forestali trentini hanno denominato M4 – qualche bel guaio l’ha combinato nella sua vita, tanto da essere definito “problematico” proprio come mamma KJ2, che venne abbattuta nel 2017 per decisione dell’allora presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi dopo le due aggressione avvenute nei pressi del lago di Terlago in quello stesso anno e vicino a Cadine nell’estate 2015. M4, ossia “Francesco”, nel 2013 era stato responsabile nella predazione di 8 bovini sul versante trentino del monte Baldo; inoltre, come riportato nel Rapporto orso della Provincia, nel 2014 aveva attaccato quattro vitelle, danneggiato 2 arnie e sette piante di melo sugli altopiani delle Vezzene, Marcesina e nel fondovalle della Valsugana. «Siamo in contesto diverso da quello Trentino, ma qui in Carnia Francesco inizialmente prendeva di mira le coltivazioni di mais e gli alveari, poi ha cambiato dieta ed è tornato a predare pecore ed asini come faceva in Trentino».
Danni per 35mila euro.
«In nove anni di permanenza in Carnia ci è costato quasi 35mila euro di indennizzi per riparare i danni da lui causati» spiegano all’Università di Udine. Questi i numeri: ben 25mila euro per le predazioni, quasi 6mila per le arnie distrutte, 3mila euro per le incursioni nelle colture da mais, 1.200 euro per i danneggiamenti ai distributori di mais dei cacciatori e alle reti di recinzione attorno a orti e giardini. Tutto ciò che Francesco ha combinato nel tempo è stato “registrato” grazie al radiocollare. La prima cattura con applicazione del collare satellitare per il monitoraggio è avvenuta nel maggio 2016 sul monte Lovinzola (Udine); la seconda è stata due anni dopo, nel 2018, a seguito di predazione di ovini a Enemonzo. Vi erano poi state una terza cattura nel giugno 2021 per sostituire il radiocollare e una quarta nell’aprile 2023. Nell’autunno 2024 è però calato il silenzio sulla “star Francesco”: «Potrebbe aver perso il collare – spiega il professor Filacorda – Tuttavia ad oggi non abbiamo segnalazioni del suo passaggio, ad esempio attraverso tracce di pelo o predazioni. Come da nostra strategia di comunicazione, abbiamo subito avvertito la popolazione che l’orso ha perso il radiocollare e che è solito muoversi in una determinata zona, in modo che vengano prese le giuste precauzioni».
«Alert» sul gruppo Whatsapp.
«I dati raccolti attraverso il radiocollare non servono solo a raccogliere informazioni scientifiche, ma anche ad aggiornare il gruppo Whatsapp nato per informare gli allevatori sui movimenti dell’animale – prosegue il ricercatore – La nostra situazione è abbastanza facile da gestire, avendo solo Francesco come orso problematico. E ciò ci ha permesso di aumentare la consapevolezza degli allevatori sull’importanza di dotarsi di misure efficaci per prevenire i danni. L’orso Francesco è stato un caso di studio interessante, perché ha portato alla creazione di un ambiente comune, di una collaborazione fra enti pubblici e mondo della zootecnia».
Via dall’uomo, vicino agli orti.
A differenza della madre KJ2, Francesco non avrebbe mai avuto alcuna interazione pericolosa con le persone: dai dati raccolti dall’Università di Udine, l’orso non si sarebbe mai avvicinato all’uomo. Ad attirare la sua attenzione era ben altro: campi, orti, allevamenti, talvolta anche giardini in cui trovava pane vecchio o qualche rifiuto. «Non ci sono mai stati attacchi né finti attacchi. La Regione Friuli Venezia Giulia ha autorizzato solo azioni di dissuasione per evitare danni alle attività zootecniche. Le incursioni del plantigrado, tuttavia, sono state vissute dalla popolazione senza particolari preoccupazioni, anzi c’è stata una certa curiosità in merito – conclude il professor Filacorda – Se la popolazione ha amato Francesco, dall’altra parte abbiamo alcune categorie, come gli allevatori, che hanno accolto la presenza dei plantigradi con una certa ritrosia. Ma è vero anche che con la presenza stanziale dell’orso Francesco la gente ha cominciato ad andare un po’ meno volentieri a camminare in montagna».