L’ora più lunga della famiglia Benetton
Villa Minelli appartiene alla mia famiglia dal 1969: è una villa veneta del Seicento che mio padre e i suoi fratelli hanno restaurato insieme ad Afra e Tobia Scarpa, installandovi il cuore della Benetton. È il luogo che più rappresenta la storia dell’azienda ed è lì, accanto all’ufficio di mio padre, al pianterreno, che chiedo ai miei cugini di incontrarci.
Siccome, prima che soci, siamo una famiglia, è a quest’ultima che parlo, senza giri di parole: «A queste condizioni non posso rimanere, tutto ciò in cui credevano i nostri genitori si sta sgretolando davanti ai nostri occhi».
Sono pronto ad andarmene, d’accordo e insieme a mio padre, ma c’è un problema: io non sono quello che se ne va, io sono quello che finisce la gara. Non ci si ritira mai, anche se c’è una sola, minuscola possibilità di riuscire: me l’ha insegnato mio padre, con le parole e con l’esempio. E infatti una parte irriducibile di me non sente ragioni, mi dice: «No, aspetta, ritenta, sotto sotto loro la pensano come te».
Sono ore intense, ci parliamo con franchezza. Credevo che i cugini non avrebbero fatto nulla per trattenermi, che anzi sarebbero stati sollevati dalla mia decisione: Alessandro è sempre quello che dissente, che vuoi farci, grazie e arrivederci, amici come prima. Invece mi sbagliavo. O meglio, forse speravo che andasse così. Anche loro si stanno rendendo conto che non possiamo rimediare agli errori affidandoci a meccanismi e logiche del passato. Che non possiamo lavorare con un management in cui non abbiamo fiducia, così come con un management che non ha fiducia in noi.
Quindi ricominciamo daccapo: dall’identità. «Cosa dovrebbe essere secondo voi Edizione?» domando. «Dal mio punto di vista, se esiste per fare soldi allora possiamo considerarla una finanziaria, ma in tal caso conviene che ci affidiamo a un fondo specializzato, di certo più performante di tutti noi messi insieme. Io però me lo ricordo l’anno in cui Edizione è nata, e mi ricordo che lo scopo era esportare l’imprenditorialità dei nostri genitori, i loro valori, la loro lungimiranza in settori diversi da quello dell’abbigliamento. E scommetto che lo ricordate anche voi. Ecco, se vogliamo raccogliere quel testimone, essere imprenditori di lungo termine, giocare un ruolo positivo nel Paese, con progettualità che ci scavalcano perché orientate al benessere delle prossime generazioni, allora io sono qua per costruire con voi.» E azzardo, propongo ancora una volta il mio progetto: un’Edizione completamente nuova.
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