Londra, proteste contro la messa al bando del movimento pro-Pal: 150 arresti per “sostegno al terrorismo”
Oltre 150 persone sono state arrestate per essersi riunite a Londra, di fronte al Parlamento di Westminster, in segno di protesta contro la contestatissima la decisione del governo laburista di Keir Starmer d’inserire nella lista nera delle “organizzazioni terroristiche” Palestine Action, un gruppo pro-Pal noto per azioni di disobbedienza civile e per imbrattato aerei militari in un recente blitz in una base dell’aviazione britannica, ma mai coinvolto in alcun atto concreto di violenza contro le persone. I manifestanti hanno esibito cartelli con su scritto “Io mi oppongo al genocidio, io sostegno Palestine Action”. Una manifestzione sufficiente a far scattare l’accusa di sostegno al terrorismo, per l’appoggio dichiarato a una sigla messa al bando: la pena massima prevista sulla carta è di 14 anni di carcere. Scotland Yard, la polizia londinese, si è impegnata a sottoporre a fermo e a incriminare tutti i partecipanti all’iniziativa di oggi, calcolandone il numero totale in 500-600. Numeri in grado di intasare il lavoro dei tribunali e la stessa attività delle forze dell’ordine.
Nei giorni scorsi, a causa di manifestazioni analoghe, la polizia britannica aveva già fermato e incriminato altre duecento persone, tra cui molti pensionati e giovanissimi che non risultano attivisti di Palestine Action, ma si limitano a contestare la sua messa al bando. Il governo Starmer da parte sua difende il pugno di ferro, sostenendo che, a quanto risulta dalle indagini, il gruppo stava pianificando atti violenti. La stretta è stata definita repressiva da attivisti per i diritti umani e civili, ong, esponenti politici di sinistra e liberali: contro la decisione è stato proposto anche un ricorso giudiziario. Nei giorni scorsi la stessa Onu ha espressamente condannato l’equiparazione di Palestine Action a un gruppo terrorista come una minaccia alla libertà di espressione e protesta legittima in un Paese democratico.
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