L’omicidio Pasolini è ancora un caso aperto, voglio ristabilire alcuni fatti
Sono passati alcuni giorni dall’anniversario dei 50 anni dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini che ha scippato a questo Paese l’intellettuale più lucido e lungimirante del 900. Tante le voci che si sono espresse in questi giorni sulle dinamiche dell’omicidio e sui possibili moventi. Qui inserendomi nel dibattito, ancora così acceso, vorrei ristabilire alcuni fatti:
– l’archiviazione del 2015 sul caso riaperto dalla procura di Roma nel 2010 ha stabilito la presenza di più persone senza la possibilità di individuare le identità degli altri complici. La Cassazione che nel 1979 aveva stabilito l’unica colpevolezza di Pino Pelosi è stata dunque superata: Pasolini è ancora un caso aperto anche a livello giudiziario;
– la notizia di reato iscritta dai giudici di primo grado nel 1976 ( “in concorso con ignoti”) ha permesso per fortuna negli anni di riaprire le inchieste (in tutto tre successive) anche se spesso queste inchieste hanno finito per depistare e nascondere i fatti più che indagare davvero;
– la leggenda del rapporto sessuale che sarebbe intervenuto quella notte tra Pasolini e Pelosi (divenuto il vero focus del processo che si è svolto al tempo) è smentita sin dai suoi primi atti, in quanto – come anche riconosciuto perentoriamente dalla perizia acclusa agli atti – non è stata riscontrata alcuna presenza di liquido seminale sugli indumenti di Pasolini o tracce seminali di Pasolini sugli indumenti di Pelosi. Dopo 50 anni tornare a parlare di contesto di prostituzione maschile, come fatto da alcuni, è un passo indietro enorme fattuale e culturale. Non perché Pasolini e Pelosi non potessero avere rapporti di quel tipo in generale, ma perché quella notte altre erano le urgenze che animavano Pasolini. E Pelosi ne fu l’esca consapevole;
– nel 2023 è stato chiarito da un articolo su l’Espresso della sottoscritta, con tanto di documento pubblicato, che Maurizio Abbatino non poteva essere della partita dell’agguato teso allo scrittore quella notte perché si trovava in carcere. Altro è il ruolo dall’ex boss ricoperto, invece, e da lui confermato con riferimento alle bobine del film Salò sottratte al regista nell’agosto del 2025: il recupero delle stesse su commissione e dopo essere uscito di prigione. Fatto che chiarisce la complessità della trappola tesa per condurre Pasolini all’idroscalo in un momento in cui, come è stato attestato, lo scrittore era intercettato e seguito nei suoi movimenti. Abbatino si è sempre dichiarato disponibile a collaborare se la magistratura volesse fargli recuperare l’intera memoria;
– si è parlato spesso di presenze dei “servizi segreti” sul posto la mattina del ritrovamento del corpo (la cui soppressione finale, secondo nuove testimonianze da me acquisite, sarebbe avvenuta alle 4.30 del mattino e non all’1.30): la persona da sempre indicata come appartenente a tale struttura presente intorno al corpo sul posto gremito di gente con la giacca di pelle e la sigaretta non è appartenente ad alcuna forza dell’ordine ma vicino agli ambienti del cinema che in questa vicenda hanno più di un addentellato. I servizi c’entrano ma nessuna logica anche da film di quart’ordine può arrivare a collocarli come presenti la stessa mattina del ritrovamento del corpo;
– della partecipazione di Antonio Pinna, l’uomo dei Marsigliesi, si è detto molto ma si è studiato poco: l’uomo è scomparso nel febbraio del 1976 dall’aereoporto di Fiumicino dopo la scarcerazione dei fratelli Borsellino inizialmente indagati nell’inchiesta. Di Pinna non si è più saputo nulla se non che nel 1979 fu stralciata la sua patente perché non più ritrovata la persona (per lungo tempo si è affermato che l’uomo fosse stato fermato nel ‘79, cosa falsa) e che nel 1988, quando ancora sotto indagine da parte dell’ex giudice Imposimato per i suoi legami con il clan dei Marsigliesi, fu dichiarato morto anche senza che il corpo si trovasse. Ma gli inquirenti degli anni 2010-2015 lo hanno ricercato. Esistono infatti pagine e pagine di intercettazioni anche sui familiari per cercare di scoprire se l’uomo si nascondesse da qualche parte all’estero. Intercettazioni che non hanno portato a risultati. Tecnicamente non si può dire che non sia stato cercato;
– l’altra figura entrata e uscita più volte dalle indagini è Johnny Lo Zingaro, sin da ragazzino a servizio della criminalità. L’ultima indagine ha chiarito (poco) come il suo DNA non combaciasse con i reperti trovati sul posto. Ma di recente ho scoperto l’esistenza di sue lettere di confessione sull’omicidio, esistenza indicatami da un ex magistrato. Lettere fatte sparire, come ho scoperto andando al tribunale di Venezia a scavare tra carte dimenticate ma ancora vive.
Se non si esce dal campetto di Ostia e non si cerca tra i personaggi della estrema destra e del cinema attivi al tempo, se non si guarda tra le carte della strategia della tensione gli elementi copiosi collegati all’omicidio e che la magistratura tutta finora non ha voluto vedere, si resta ancora impigliati lì tra la cronaca bella e impaginata e il complotto fine a sé stesso.
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