Veneto

L’Old Wild West supera Verona nello scontro diretto e il Carnera resta imbattuta


UDINE. Due su quattro. L’Old Wild West è a metà dell’opera e al Carnera dopo la Fortitudo batte anche la seconda big, Verona 76-63, dimenticando presto lo stop di Piacenza. Lo fa con una gara prima dominata e poi sofferta, ma condotta sempre con maggiore intensità degli storici rivali. A gennaio con Trieste e Forlì gli altri due match clou del mini-campionato tra aspiranti alla serie A. Con Verona, intanto, la differenza canestri è ribaltata: mica poco nella tonnara d’alta classifica

Delia recuperato in quintetto con Ikangi, subito sulle stracce di Devoe. Se Udine doveva iniziare bene dopo il ko di Piacenza in settimana, anche per dare un segnale forte e chiaro ai suoi tifosi, agli avversari e, perché no, al campionato, lo fa: 14-3.

Come? Difendendo, correndo e con nel motore un super Clark. Una super stoppata di Delia e un suo canestrone fanno capire che la banda ci Vertemati è connessa. Nonostante i tanti – insistiamo troppi – tiri da tre (2 su 10 dopo 10’), ma è connessa ed è la cosa più importante contro un avversario tosto, tostissimo.

Primo quarto 20-10. Perchè in attesa di varianti al tema ormai l’avrete capito: se entra il tiro da fuori la VerteApu vince, se entra pochino può vincere, se non entra perde. I nostalgici del “palla al pivot e se la veda talvolta lui” restano delusi. Anche se, uno come l’ex Esposito, che ha imparato a farlo e bene, in questa squadra sarebbe stato la pedina perfetta ci suggerisce il nostro vicino di posto in tribuna stampa. Sì Verona da sotto è più forte, ma l’Apu lotta e regge bene l’onda d’urto.

Ad un time-out di Ramagli un flash: è la prima volta che Verona gioca al Carnera dopo quel tiro andato per traverso ai friulani. Ve lo ricordate quel canestro di Anderson in gara due della finale 2022? Sembra passato un secolo. Via la tristezza. Mentre il Settore D se la prende con i tifosi veronesi del basket (che di quelli dell’Hellas hanno in comune solo i colori), Delia, sì Delia, è il migliore in campo.

All’intervallo, col sottofondo della musica di Natale, i ragazzi del West vanno sul 40-24 con in carrozza un Alibegovic piuttosto caldo. Vero, Udine tira 5 su 18 da tre ma gli scaligeri al tiro fanno 6 su 34. Molto per merito della difesa Apu.

La Tezenis riparte e non ci sta. Prova, alzando i colpi sotto canestro e difendendo ancora più forte, a farsi sotto. Fino a 2’ dalla dine del quarto trova sempre pane per i suoi denti. Un canestro di Da Ros, una difesa di Delia, una tripla di Mirza, una gran difesa di Gaspardo. Poi, però, attacca le certezze dell’Apu andando all’ultimo intervallo sul 52-40.

È una squadra tosta. Batterla è dura anche quando non sembra in serata. Perché Ramagli sa bene come imbrigliare la sua ex squadra che non trova più ossigeno dall’arco. A 8’ dalla fine il tesoretto di Udine è di 8 punti (54-45) esattamente come quelli presi a Verona. Non un dettaglio. Udine sembra piantata. Devoe fa paura, ora segna qualsiasi cosa tiri. Marphy pure. La clessidra si assottiglia. Ma un grande ex di quella sfida di due anni fa (ora a maglie invertite) che si chiama Caroti mette canestri, assist, leadership, da un ottimo Delia e da Clark che nel finale si va a prendere i punti dalla lunetta o in penetrazione. Capita l’antifona? Benedetto il numero 3. Finisce 76-63, ribaltata la differenza canestri. Mara Mainardis, la tifosa storica di Amaro che non c’è più e ieri è stata ricordata dal Settore D anche con un maxi striscione, lassù sarà felice.


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