Società

Lo studio sui fratelli che rivela il segreto dell’intelligenza: come l’educazione raddoppia le capacità cognitive per tutta la vita

Fino a oggi, infatti, era difficile distinguere se i benefici cognitivi che osserviamo nelle persone più istruite fossero dovuti realmente all’educazione ricevuta o piuttosto al fatto che chi studia di più spesso proviene da famiglie già avvantaggiate.

Ma ora, grazie a uno studio straordinario condotto in Indonesia, abbiamo finalmente una risposta chiara e sorprendente.

Un’Idea geniale per rispondere a una domanda antica

Yuan Zhang, un giovane ricercatore della Columbia University, insieme ai suoi colleghi ha avuto un’intuizione brillante: perché non confrontare fratelli e sorelle cresciuti nella stessa famiglia? Dopotutto, condividono gli stessi geni, gli stessi genitori, lo stesso ambiente domestico. Se troviamo differenze cognitive significative tra fratelli che hanno frequentato la scuola per periodi diversi, allora quelle differenze possono essere attribuite proprio all’educazione.

È un po’ come un esperimento naturale: “Immaginate due sorelle cresciute insieme,” spiega Zhang con semplicità disarmante, “se una completa le superiori mentre l’altra si ferma alle elementari, le loro differenze cognitive da adulte ci raccontano una storia precisa sull’impatto dell’educazione.”

Venti Anni di vite osservate

Per oltre due decenni, i ricercatori hanno seguito migliaia di famiglie indonesiane, raccogliendo dati con una continuità impressionante. Non si tratta di uno di quegli studi che durano qualche mese: qui abbiamo persone che sono state seguite dall’infanzia fino all’età adulta, permettendo di osservare gli effetti dell’educazione nel lungo periodo.

I risultati sono stati tanto chiari quanto inaspettati. Ogni singolo anno di scuola in più, specialmente nei primi nove anni di istruzione, ha praticamente raddoppiato le capacità di ragionamento matematico e astratto degli adulti. Raddoppiato. Non un miglioramento marginale, ma un vero e proprio salto qualitativo nelle capacità cognitive.

La scoperta che ribalta le aspettative

Ma c’è di più, e qui la storia si fa davvero interessante. Si potrebbe pensare che l’educazione funzioni più o meno allo stesso modo per tutti, ma non è così. I ricercatori hanno scoperto qualcosa di straordinario: l’educazione ha un impatto completamente diverso a seconda del contesto familiare di partenza.

I ragazzi provenienti da famiglie meno istruite hanno mostrato benefici cognitivi enormi proprio dall’educazione di base – quella che spesso diamo per scontata. È come se l’educazione primaria fosse per loro una chiave che apre porte prima sbarrate. Tuttavia, paradossalmente, questi benefici sembrano attenuarsi man mano che proseguono negli studi superiori.

Al contrario, per chi proviene da famiglie già istruite, l’educazione offre benefici più costanti e distribuiti uniformemente lungo tutto il percorso scolastico. È come se partissero già da una base più solida e ogni anno di scuola aggiungesse mattone su mattone nella costruzione delle loro capacità cognitive.

Un patrimonio che dura tutta la vita

Forse l’aspetto più affascinante di questa ricerca è la sua dimensione temporale. Stiamo parlando di persone che sono state seguite per decenni dopo aver lasciato i banchi di scuola. E cosa hanno scoperto? Che quei benefici cognitivi non svaniscono. Non si tratta di un effetto temporaneo, di una spinta momentanea: l’educazione scolpisce letteralmente la mente per tutta la vita.

Persone che avevano studiato di più mantenevano, anche a distanza di decenni, capacità matematiche più acute e una maggiore abilità nel ragionamento astratto. È quello che Zhang chiama un “dividendo permanente” – un investimento fatto da giovani che continua a fruttare per tutta l’esistenza.

La prova del Nove

Naturalmente, in una ricerca così importante, i ricercatori dovevano essere certi della solidità dei loro metodi. Così hanno fatto qualcosa di molto intelligente: hanno applicato lo stesso approccio all’altezza delle persone. L’altezza, ovviamente, non può essere influenzata dall’educazione. E infatti, mentre nel campione generale sembrava esserci una correlazione tra educazione e altezza (probabilmente dovuta a fattori nutrizionali e socio-economici), nel confronto tra fratelli questa correlazione spariva completamente. Era la conferma che il loro metodo funzionava.

Una rivoluzione silenziosa

Le parole di Zhang risuonano con una forza particolare: “Il nostro studio dimostra il potere unico dell’istruzione di interrompere i cicli di svantaggio.” Non è retorica, è scienza. Quello che emerge da questa ricerca è che l’educazione non è solo un diritto o un’opportunità: è un potente strumento di giustizia sociale.

Ogni euro investito nell’educazione di base, specialmente per chi parte da contesti svantaggiati, non è semplicemente una spesa pubblica. È un investimento che produce “doppi dividendi”: cittadini con capacità cognitive superiori oggi e adulti che invecchiano meglio domani.

Oltre i confini dell’Indonesia

Certo, lo studio è stato condotto in Indonesia, un paese con caratteristiche socioeconomiche specifiche. Ma i principi che emergono hanno una validità che travalica i confini nazionali. In un mondo dove sempre più spesso si discute di tagli alla spesa educativa, dove si mette in discussione l’utilità di investimenti massicci nell’istruzione pubblica, la ricerca offre argomenti scientifici incontrovertibili.

L’educazione non è solo crescita personale: è il meccanismo più potente che abbiamo per costruire società più eque. Offre a tutti, indipendentemente dal punto di partenza, la possibilità reale di sviluppare il proprio potenziale cognitivo. È, letteralmente, l’uguaglianza delle opportunità messa in pratica.

La ricerca ci racconta una storia semplice ma profonda: ogni bambino che entra in una classe porta con sé un potenziale che l’educazione può trasformare in capacità concrete, durature, misurabili. Non è questione di talento naturale o di fortuna familiare. È questione di opportunità educative ben strutturate e accessibili a tutti.

La ricerca completa è disponibile nel Journal of Human Capital sotto il titolo “Education and Adult Cognition in a Low-Income Setting: Differences between Adult Siblings”.


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