Lo sport a Ravenna? Business e soldi pubblici sprecati
“Nelle ultime settimane ho incontrato molte realtà sportive della città che con passione e dedizione – e poche risorse e spazi- riescono a portare avanti progetti di eccellenza e socialmente preziosi. Lo sport infatti non è soltanto attività fisica: è educazione, cultura, coesione sociale e uno strumento fondamentale per contrastare l’emarginazione sociale”. Così la candidata sindaca Marisa Iannucci (Partito Comunista, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Partito Comunista Italiano, Ravenna in Comune).
“Un tempo, a Ravenna esisteva lo sport popolare, promosso dagli enti di Promozione Sportiva e dalle numerose società che, grazie all’impegno di tanti appassionati, hanno permesso a molti atleti ravennati di raggiungere importanti livelli di eccellenza – afferma Iannucci -. Nel corso degli anni, la coalizione di governo cittadino a guida Pd ha però tradito questa vocazione popolare dello sport, preferendo abbracciare logiche commerciali e perseguendo esclusivamente obiettivi di profitto”.
“Solo per fare alcuni esempi significativi, i parchi e le aree verdi dotate di attrezzature sportive sono lasciati completamente senza sorveglianza e privi di attività organizzate – sostiene la candidata sindaca -. Mancano corsi o momenti formativi nei quali personale qualificato possa insegnare ai cittadini l’utilizzo corretto di queste strutture. Questi luoghi, potenzialmente fondamentali per lo sport gratuito e inclusivo per giovani e adulti, restano così inutilizzati. Non si investe affatto nell’insegnamento dello sport negli spazi pubblici cittadini. Si preferisce delegare tutto alle palestre private, certamente efficienti ma economicamente non accessibili a tutti”.
“Si continuano a spendere somme ingenti per grandi eventi, come la Maratona internazionale, pur sapendo che le strutture ricettive cittadine non riescono a trattenere per più giorni il turismo sportivo, che rimane così prevalentemente di tipo “mordi e fuggi” – prosegue -. Mancano invece iniziative in collaborazione con gli Enti di Promozione Sportiva per incentivare tornei e gare locali, rivolti soprattutto ai giovani e ai cittadini dei vari quartieri. Gli aiuti economici alle società sportive cittadine sono limitati a poche decine di migliaia di euro da distribuire tra molte realtà”.
“Lo sport interessa all’amministrazione comunale soltanto se genera indotto economico immediato. In caso contrario, il disinteresse è totale – aggiunge -. Si parla continuamente di “business”, ma dal 2019 al 2024 i costi per la realizzazione del nuovo palazzetto dello sport sono aumentati di ben 8 milioni di euro, senza che nessuno abbia denunciato questo enorme spreco. Sempre in nome del “business”, nel 2026 verranno spesi circa 570.000 euro per il rifacimento del terreno dello stadio Benelli, struttura ormai inadeguata al calcio professionistico. Mentre si investe inutilmente in questo impianto decrepito, il Comune non è ancora riuscito a recuperare circa 400.000 euro di bollette non pagate dalla precedente gestione. Al contrario, quasi nessuna risorsa viene destinata al polisportivo Darsena, che potrebbe diventare un vero punto di riferimento sportivo per tutta la città”.
“Ancora una volta, seguendo la logica del profitto, la gestione della piscina comunale è stata affidata a privati, con un canone annuale a carico del Comune di 700.000 euro. Il risultato sarà l’esclusione o la forte penalizzazione degli Enti di Promozione Sportiva e delle storiche società di nuoto locali, che avranno accesso alla struttura solo in orari marginali e spesso impraticabili – continua -. È necessario cambiare radicalmente il rapporto tra Comune e Società Sportive, che non devono essere più semplici concessionarie ma autentiche partner del Comune stesso, poiché il loro lavoro valorizza il patrimonio pubblico e collettivo”.
“Lo sport popolare ha una gloriosa tradizione che risale alle società operaie di fine Ottocento; è lo sport di tutti e per tutti. Al contrario, l’attuale coalizione cittadina guidata dal Pd ha scelto uno sport orientato esclusivamente al profitto, a discapito delle realtà locali e con grave spreco di denaro pubblico – conclude -. Noi abbiamo una visione diversa: riteniamo che l’amministrazione comunale debba investire risorse per migliorare gli impianti esistenti e incentivare la pratica sportiva diffusa. Al professionismo e al business ci pensino i privati, non certo il Comune di Ravenna”.
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