Lo smartphone ha seppellito definitivamente la fotocamera?
L’installazione del sistema richiede meno di 30 secondi grazie a un sistema di aggancio magnetico brevettato. Il corpo del teleconverter, interamente in metallo anodizzato, anche se un po’ pesante, garantisce la massima durabilità professionale e la possibilità di poterlo utilizzare in ogni situazione, anche sotto la pioggia.
Dobbiamo quindi dire addio alla fotografia tradizionale? Probabilmente sì. La vera rivoluzione degli smartphone, infatti, non è stata tecnica, ma culturale. Scattare foto è diventato un linguaggio, un modo per comunicare emozioni e momenti in tempo reale. L’immediatezza ha sostituito l’attesa, la condivisione ha preso il posto della stampa, e l’estetica dell’istante ha superato quella della perfezione.
Da una parte gli smartphone ora assomigliano, funzionalmente ed esteticamente, alle fotocamere tradizionali, dall’altra parte sono un concentrato di tecnologia sorprendente. Il risultato lo si vede chiaramente usando l’Oppo Find X9 Pro dove convivono armoniosamente due mondi: la potenza computazionale dell’intelligenza artificiale e la precisione ottica di un sistema fotografico co-progettato con Hasselblad.
Dove non arriva l’ottica, dove non arriva la perizia fotografica, arriva l’AI e il risultato è emblematico: foto perfette, bilanciate, nitide, definite, a fuoco, in ogni situazione di scatto. Il merito della tecnologia e degli smartphone è stato proprio quello di rendere la fotografia popolare e democratica, alla portata di tutti.
Certo lasciamo sul campo qualcosa di eccezionalmente romantico. C’è stato un tempo in cui fotografare era un rito: si alzava l’occhio al mirino, si cercava la luce giusta, si scattava con un certo timore reverenziale — perché ogni fotogramma aveva un costo, e ogni errore pesava. I tempi sono però cambiati, possiamo avere nostalgia amarcord del passato, ma è necessario guardare avanti. E non è detto che non sia meglio.
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