L’Italia “rimodula” il suo contingente di soldati in Iraq e Kuwait. Crosetto: «Non entreremo in guerra»
Scenari di guerra
Il numero dei militari italiani tra Erbil e la base aerea di Ali Al Salem resterà composto da circa 1.100 uomini
«Esigenze di maggiore operatività». Questa il motivo che fonti vicine al ministero della Difesa indicano alla base della decisione di rimodulare la presenza del contingente italiano impegnato in Iraq e Kuwait: i militari sono stati trasferiti nelle varie basi presenti nel teatro operativo. Una iniziativa presa alla luce di maggiori impegni anche se il numero dei militari italiani impiegati tra Erbil e la base aerea di Ali Al Salem resterà comunque invariato: complessivamente il contingente è composto da circa 1.100 uomini.
Il riposizionamento delle forze presenti nel territorio arriva a distanza di due giorni dalle parole del ministro Crosetto che ha escluso qualsiasi intervento militare dell’Italia nei conflitti in corso, Iran compreso. «Non pensiamo di entrare in guerra», ha affermato il capo della Difesa assicurando che «non ci saranno mai soldati o aerei italiani che potranno bombardare l’Iran, questo mi pare evidente e chiaro. Non solo perché è costituzionalmente impossibile ma non c’è neanche la volontà».
La presenza dei militari italiani nell’area di Erbil – dove una settimana fa è stato anche sventato un attacco con un drone diretto al consolato degli Stati Uniti – è legata alle operazioni Inherent Resolve, missione nata nel 2014 per combattere l’avanzata del terrorismo islamico, e a «Prima Parthica» – che prende ispirazione proprio dall’omonima legione romana creata da Settimio Severo – avviata nel 2018: del contingente fanno parte uomini di tutte le Forze Armate. L’obiettivo di Parthica, nata proprio per contrastare l’avanzata dell’Isis nella regione, è sostenere l’addestramento delle forze irachene garantendo azioni di supporto che puntano anche al contrasto di fenomeni terroristici. I nostri militari sono impegnati a trasmettere conoscenze nel campo della bonifica e sminamento ma anche a sostenere lo sviluppo di una struttura militare locale e a fornire supporto logistico.
In parallelo, vengono promosse iniziative di cooperazione civile-militare che puntano a rafforzare il legame con la popolazione e le istituzioni locali, soprattutto nei settori dell’assistenza sanitaria e della protezione civile.
Finora sono stati addestrati circa 48.000 peshmerga e poliziotti iracheni, con quasi 2 mila militari curdi solo nel 2023 e oltre 3.000 agenti di polizia. Tra le specifiche attività messe in atto dai nostri militari figura l’addestramento al contrasto agli ordigni esplosivi improvvisati, rivolto alle unità Zeravani della polizia militare curda, con oltre 40 operatori formati nella base di Benaslawa da tecnici italiani del Centro di Eccellenza di Roma. Dal 30 novembre 2022 è operativo a Baghdad un team composto da Carabinieri, che provvede all’addestramento delle forze di polizia irachene.
In Kuwait l’Italia fornisce il contributo alle operazioni della coalizione contro il terrorismo. Dalla base aerea di Ali Al Salem uomini dell’Aeronautica Militare operano in attività di sorveglianza, ricognizione e soprattutto raccolta di dati. A gennaio gli Eurofighter dell’Italian National Contingent Command Air/Task Force Air Kuwait hanno svolto attività di esercitazione con gli F-16 iracheni. Tali esercitazioni mirano a migliorare la capacità di risposta rapida e l’interoperabilità con le forze aeree locali, in uno scenario ancora instabile. Tutte le attività militari italiane sono pianificate e coordinate sotto la direzione del Comando Operativo di Vertice Interforze (Covi), garantendo l’interoperabilità con i comandi alleati e il coordinamento strategico nazionaleCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA