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Lirica Ucraina :: Le Recensioni di OndaRock

La seconda pubblicazione del progetto “Il suono attraversato”, che raccoglie le colonne sonore per cinema e teatro di Iosonouncane, è la musica del documentario “Lirica Ucraina” della giornalista Francesca Mannocchi, che giunge dopo la soundtrackBerlinguer – La grande ambizione”. La collaborazione tra due personalità tanto importanti nei loro rispettivi campi non poteva che portare a risultati significativi e le speranze non vengono affatto tradite. La scelta di Francesca Mannocchi è quella di farsi totalmente da parte rispetto agli avvenimenti tragici filmati nel documentario: come in un romanzo di Émile Zola la storia viene scritta da sé, qui il documentario viene girato da solo, senza un filtro reale della regista. Non c’è un giudizio, una parola o un’opinione: tutto è incentrato sulla nuda realtà dei fatti, mettendo in risalto la tragedia di un popolo ingannato, ferito e infine tradito, che cerca di sopravvivere ad ogni costo. Gli occhi della regista guardano senza giudicare l’apocalisse che si ha dinanzi, concentrandosi sulla devastazione materiale e morale di ogni guerra, senza mai indicare il luogo e il tempo degli avvenimenti filmati, come se il conflitto fosse una condanna eterna, senza luogo e senza tempo, che tormenta il genere umano dalla sua nascita.

In questi scenari di rovina e distruzione, Incani entra con maestria, lavorando in particolare sui timbri dei synth, riuscendo nel miracolo di accentuare il senso di tragedia che già permea il documentario. Quindi una colonna sonora che aggiunge potenza alle immagini già estreme di “Lirica Ucraina”, senza far leva su una melodia ricorrente (a differenza di “Berlinguer – La grande ambizione”), ma mantenendo come comune denominatore lo studio timbrico e le pulsazioni dei synth. Incani immagina il suono della guerra nelle sue varie sfaccettature, dalle case distrutte ai cadaveri che non vedranno mai una sepoltura, dalla neve e dal freddo che tormentano i sopravvissuti ai lutti che non troveranno mai consolazione. Colpisce, nella scelta dei titoli, che la parola “ancora” si ripeta per ben tre volte (“Ancora guerra, “Ancora vivi”, “Ancora neve”) a indicare una sofferenza che non ha fine, che rappresenta una condanna e una maledizione che colpiscono milioni di uomini in ogni luogo e in ogni epoca.

La musica è chiaramente debitrice di “Ira”, il disco spartiacque della carriera di Incani, che ha messo le basi a tutto il progetto “Il suono attraversato”. Synth, pianoforte, campionamenti, qualche percussione e la voce (in soli due brani) sono il materiale di base con il quale Incani costruisce la sua personale visione della tragedia della guerra. Il suono di “Sirene”, degno del migliore dark-ambient, è il più angosciante: un loop che si ripete ossessivamente e preannuncia futuri eventi infausti. Le melodie frastagliate di “Ancora guerra”, i ritmi di synth e piano di “Fuggire” (con una voce irriconoscibile), i sentori quasi sinfonici di “Macerie” segnano momenti davvero elevati che cambiano il significato delle immagini, aggiungendo emotività laddove questo potrebbe sembrare impossibile. La pulsazione di “Scavare, riempire, lasciare” può far venire in mente, quasi onomatopeicamente, il gesto stesso di scavare, proprio a rafforzare il dolore dei sopravvissuti.

“Lirica Ucraina” sfuma nei minuti finali con i ricordi del prima: immagini di un paese in pace, una chiesa, case di campagna e infine un campo di girasoli. La musica di Incani (“Girasoli”) diventa più eterea, una melodia che emerge dai synth indica una sensazione di nostalgia per quello che poteva ancora essere e che invece è andato perduto.

27/02/2025




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