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L’invito di Trump, le resistenze di Erdogan e Iraq: il giallo dell’assenza di Netanyahu al vertice in Egitto

Prima l’invito di Donald Trump (e forse dello stesso Abdel Fatah al-Sisi), poi la defezione per una festa ebraica, infine i retroscena e il ruolo determinante di Turchia e Iraq. La sedia dedicata al primo ministro ebraico, collocata vicino a quella del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, era vuota. La sua partecipazione al vertice dei leader mondiali a Sharm el-Sheikh avrebbe dovuto “consolidare l’accordo per la fine della guerra a Gaza e ribadire l’impegno a rispettarlo”. Eppure, con una nota ufficiale pubblicata su X, l’ufficio del primo ministro israeliano ha annunciato che Benjamin Netanyahu non avrebbe partecipato al Summit a causa della vicinanza di una festività. Dietro l’assenza, però, molto più della Simchat Torah, che ha inizio questa sera. Determinanti, una telefonata del presidente turco Recep Tayyip Erdogan e le minacce del premier iracheno Muhammad Sudani.

Le pressioni della Turchia – Ancora in aereo, pronto ad atterrare al Cairo, Erdogan ha telefonato al presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi, minacciando di tornare ad Ankara se Netanyahu avesse partecipato al vertice dei leader mondiali a Sharm el-Sheikh. Così l’areo con a bordo il presidente, riporta Israel Hayom, è rimasto in volo sopra l’aeroporto ed è atterrato solo quando la partecipazione del premier israeliana è stata ufficialmente annullata. Secondo quanto ricostruito dalla Cnn, l’invito dell’Egitto a Netanyahu – mediato proprio dagli Stati Uniti – ha spinto diversi Paesi musulmani a minacciare il boicottaggio.

La minaccia dell’Iraq – La presenza di Bibi è stata osteggiata anche dall’Iraq. Il premier iracheno Muhammad Sudani ha minacciato di lasciare direttamente il summit non appena si è diffusa la notizia della presenza dell’omologo israeliano. Lo riferisce l’Iraqi News Agency, citando una fonte di alto livello, secondo cui Sudani avrebbe informato delle sue intenzioni sia gli Usa sia l’Egitto. Secondo la fonte irachena, “le posizioni dei partecipanti erano simili a quella dell’Iraq” stesso.

Il ruolo del summit – L’obiettivo del summit era “rafforzare l’impegno per arrivare alla pace e alla stabilità in Medio Oriente, e aprire una nuova era nella sicurezza e stabilità della regione”. Proprio per questo la presenza di così tanti rappresentanti e capi di Stato era fondamentale per garantire una legittimazione internazionale al piano di Trump. Così Netanyahu ha ringraziato il presidente degli Stati Uniti dei suoi sforzi per ampliare il cerchio della pace e per l’invito che gli era stato rivolto. E senza fare riferimento né ad al-Sisi, né ad Abu Mazen, ha accettato di non esserci.

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