Viaggi e turismo

L’inverno slow nelle valli di Marebbe

Mentre gli sciatori sfrecciano sulle piste presi dall’adrenalina che regala una discesa sportiva c’è chi preferisce il candore e il silenzio della montagna, accomodato su un calesse, lasciando che sia il cocchiere a guidare la slitta, trainata dai cavalli. Attraversando boschi incantati, si entra ai margini del Parco naturale di Fanes, tra le zone più incontaminate delle Dolomiti, Patrimonio mondiale UNESCO. Siamo a San Vigilio un piccolo paesino dell’Alto Adige che insieme ai piccoli bporghi di Pieve di Marebbe, Rina e Longega costituisce il comune di Marebbe ed offre panorami straordinari come quelli del Parco Naturale Fanes-Senes-Braies. Il passo dei possenti cavalli norici ritmano la romantica gita invernale e sotto la calda coperta, nel confortevole calesse, lo scenario si svela piano piano. Ci si immerge nel passato, nelle usanze ladine, quando il mezzo di trasporto erano le carrozze. Il fiato dei cavalli, il calore del loro corpo, l’odore caratteristico si mescola all’aria frizzante e rende tutto magia.

Una corsa dietro gli huskies siberiani

Raggiunto San Martino in Badia, definito un libro di storia della Terra, si aprono le porte di un altro grande Parco naturale il Puez-Odle. All’interno dei suoi 9.400 ettari circa di estensione, ad una quota media di poco inferiore ai 2.500 metri, questo ambiente presenta anfiteatri naturali, austere caverne, pinnacoli di roccia e bizzarre forme di erosione: luoghi come il “Col dala Soné” sull’Altipiano della Gardenaccia o sul “Col de Puez” custodiscono gli unici resti di depositi risalenti al Giurassico e al Cretacico di tutte le Dolomiti. Qui al Passo delle Erbe, ai piedi della scenografica Sas de Pütia che svetta contro il cielo, ci si può far trainare dagli huskies siberiani che corrono nella neve trainando le slitte. E’ emozionante l’esperienza dell’huskysleddog: dietro la guida dell’esperto, dopo qualche prova si imparano i rudimenti per governare gli huskies in un indimenticabile legame in cui si è parte di un team.

Scivolare sulla neve, camminare e ciaspolare

A San Martino le piste da fondo conducono in luoghi di straordinaria bellezza, come la Roda de Börz, che si snoda ad un’altitudine di 2000 metri, con vista sul Sas de Pütia, al Passo delle Erbe. La pista da fondo di San Vigilio, invece, percorre la Valle di Marebbe fra boschi e prati ricoperti da un manto bianco. Si arriva fino al Rifugio Pederü, lontano da rumore e stress e ci si rilassa sorseggiando bevande calde e assaggiando le specialità ladine. Chi ama camminare, può inoltrarsi nei sentieri battuti, ben segnalati che conducono ai rifugi: da Pederü, in circa un’ora e mezza di piacevole camminata si raggiungono i rifugi Lavarella o Fanes, aperti anche in inverno. Se si indossano le ciaspole, ci si può addentrare su percorsi non segnalati, nella neve fresca ma si possono anche fare ciaspolate guidate nel Parco Naturale Fanes-Senes-Braies nella natura incontaminata in tutta sicurezza. San Vigilio Dolomites è orgogliosa dei suoi paesaggi incontaminati, con il 56% della regione designato come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Nel 2021 è stata la prima destinazione in Alto Adige a ottenere la certificazione GSTC (Global Sustainable Tourism Council) e promuove attivamente il turismo sostenibile.

Skigebiet Vigiljoch

Sci nordico sulla Erta

Chi poi vuole avventurarsi su ripide discese non ha che l’imbarazzo della scelta. San Vigilio è uno dei tre accessi principali (con Riscone di Brunico e Valdaora) alla più vasta area sciistica di tutto l’Alto Adige Plan De Corones ( 32 impianti e 120 chilometri di discese per tutte le abilità sciistiche). Per i veri esperti, la sfida si chiama “Erta” la pista nera che si trova sul versante del Piz de Plaies, il cui panorama è proprio il paese di San Vigilio di Marebbe. Erta vuol dire ripida nella lingua ladina, la pendenza massima è del 61%. E’ qui che il 21 gennaio si disputa per la sesta volta l’Audi FIS Ski World Cup con audaci sciatrici che si sfidano nello slalom gigante.

Ospitalità

Dove un tempo c’è un vasto pascolo chiamato Gran Fodà e vicino il ricovero per le pecore oggi c’è il Gran Fodá (gran ovile in ladino) , una delle novità della stagione. Una piccola casa di montagna con 18 camere, ai piedi del Piz da Peres con vista sul Sas de Pütia e la Marmolada, location ideale sia per il trekking sia per chi scia, direttamente sulle piste da sci del comprensorio Plan de Corones (ski-in/ski-out). Da qualche mese è una delle Case del Gruppo Casa Costa 1956, gestita secondo la filosofia del gruppo Casa Costa 1956. La struttura è certificata Casa Clima A e si orienta ai principi dell’Economia del Bene Comune. Un particolare occhio viene posto alla catena di fornitura, seguendo un Codice di Condotta per gli acquisti: prima il locale, il biologico e l’equo-solidale. Il ristorante di casa è curato dallo chef stellato della Stüa de Michil, Simone Cantafio che seleziona con cura le materie prime entrando in un profondo rapporto di solidarietà con i fornitori.


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