L’ingiustizia della pensione sociale: una riflessione necessaria. Lettere al giornale
L’ingiustizia della pensione sociale: una riflessione necessaria. Lettere al giornale
La Voce di Venezia
È davvero inaccettabile che la pensione sociale venga percepita come una regalia da parte dello Stato Italiano, un dono concesso dalle “tasche altrui”. Una tale visione ignora le vite, i sacrifici e le fatiche di migliaia di donne che hanno dedicato tutta la loro esistenza alla famiglia e alla comunità senza poter contribuire economicamente in modo diretto.
Immaginate una donna che, sposatasi a 25 anni, abbia deciso di mettere al mondo quattro figli. Questa scelta le ha precluso la possibilità materiale di lavorare fuori casa. Ha dedicato la sua vita a crescere i figli, a lavare, stirare, cucinare e occuparsi di tutte le attività che mandano avanti una famiglia. Eppure, quando arriva a 67 anni, se ha la fortuna di raggiungere questa età, scopre che i pochi contributi versati non sono sufficienti per ottenere una pensione minima. Deve chiedere l’assegno sociale: una somma irrisoria di 560 euro.
Non solo questa cifra è insufficiente per vivere dignitosamente, ma c’è anche un’ulteriore ingiustizia: se il marito percepisce una pensione, anche se minima, l’assegno sociale viene dimezzato. Questo sistema non tiene conto del valore del lavoro domestico e della cura della famiglia, che sono pilastri fondamentali della società.
E i sindacati? Perché non si schierano a favore di queste donne? È sorprendente notare come le organizzazioni sindacali, che dovrebbero tutelare i diritti di tutti i lavoratori, sembrino disinteressate a questa categoria invisibile ma fondamentale. Donne che hanno lavorato senza orario, senza stipendio, senza ferie, ma che hanno contribuito al benessere della società tanto quanto, se non più, di molti altri. Questo silenzio è assordante e incomprensibile. È ora che i sindacati riconoscano il valore del lavoro familiare e si battano per una pensione dignitosa per tutte le donne.
E qui sorge una domanda inevitabile: è giusto che una donna, che ha lavorato instancabilmente per la sua famiglia, venga trattata come una cittadina di serie B? È giusto che si preferisca destinare risorse al reddito di cittadinanza per chi non ha mai lavorato o a bonus casa per pochi privilegiati, piuttosto che garantire una pensione dignitosa a queste donne?
Un cambiamento è necessario. Le donne che hanno sacrificato una carriera per crescere una famiglia meritano almeno 1.000 euro al mese come riconoscimento per il loro contributo sociale. Identificare queste situazioni non sarebbe difficile per lo Stato, ma richiederebbe volontà politica e una vera sensibilità verso le tematiche sociali.
Viviamo in una società che dovrebbe valorizzare il lavoro delle mamme e delle donne in generale. È ora di alzare la voce e chiedere che venga fatta giustizia. Viva le donne, viva le mamme!
Lettera Firmata
L’ingiustizia della pensione sociale: una riflessione necessaria. Lettere al giornale
La Voce di Venezia
Source link