Umbria

L’INDISCRETO di Maurizio Ronconi | A questa nostra povera Umbria servirebbe una lista civica vera e di spessore. Ecco perchè


La rubrica di analisi politica regionale, L’Indiscreto, di Maurizio Ronconi ha raggiunto la sua 50entesima puntata che come sempre ospitiamo per avere un punto di vista in più. Buona lettura. 

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Le ultime vicende del Consiglio regionale dell’Umbria con una maggioranza alla cervellotica ricerca di deficit e della copertura conseguente, una opposizione scatenata in Consiglio e fuori, hanno offerto uno spettacolo desolante che di certo non è stato appezzato dai cittadini sempre più distaccati da vicende politiche estranee e distanti dai problemi della quotidianità. Un confronto tra maggioranza e opposizione che lungi dall’essere fisiologico assomiglia sempre più ad una corrida.

Chi dice che oggi questo confronto, così indulgentemente definito, sia frutto del bipolarismo e dunque del tempo moderno di questa politica commette un errore dimenticando quello che è stata la politica dal dopoguerra, il confronto tra democristiani e comunisti. Allora nel gergo politico non era ancora spuntato il termine bipolarismo ma il confronto era sempre vivace, duro, intransigente ma anche mitigato non solo dalla natura della Democrazia Cristiana ma anche dai così detti partiti minori che si ponevano spesso a

cuscinetto politico tra i due partiti maggiori.

Tornano alla mente gli scontri politici, anche fisici in parlamento, per l’adesione alla Nato, per l’abolizione della scala mobile, per il divorzio e per l’aborto. Scontri epici che hanno segnato davvero la storia della nostra Repubblica. Ma c’è una differenza con quello che accade oggi, con il confronto bipolare. Allora i protagonisti affrontavano temi e situazioni impregnate sino in fondo dalle ideologie che dividevano non solo il nostro Paese ma il modo intero e i politici ne erano fedeli e convinti interpreti. Oggi bipolarismo non è più conseguenza delle contrapposizioni ideologiche, i temi sul campo non sono quelli che possono condizionare la vita democratica del Paese ma al massimo si parla di come fare per spedire gli immigrati in Albania, come favorire la riforma della magistratura o, peggio, se scrivere genitore o papà sulla carta di identità.

E quello che avviene alla Regione Umbria è figlia di questo scadimento, del tempo senza ideologie, di una politica alimentata solo dai rancori e dalle contrapposizioni furibonde non sulle idee ma sulle scelte amministrative. Non trascurando la sudditanza ai rispettivi leader in grado di determinare la prosecuzione o la fine di una carriera politica. Se un tempo la contrapposizione forte era giustificata e persino necessitata dalle forti diversità, oggi non è più così, anzi, la sensazione che i toni alti siano dettati da una povertà di idee e di soluzioni.

Oggi più di allora per “normalizzare” il confronto politico, per renderlo fecondo e propositivo sarebbe forse necessaria una forza politica, un movimento, una iniziativa, che funga davvero da cerniera tra i due schieramenti di destra e sinistra. Non è che sia per forza necessario il tanto invocato partito di centro che non nasce perché non si scorgono leader capaci, ma potrebbe anche essere una iniziativa civica, sinceramente e non furbescamente civica, politicamente più sfuocata ma concreta e realista, assolutamente indipendente dai due fronti contrapposti ma che sui problemi funga da contrappeso all’una e all’altra e che abbia unica bussola l’approccio pragmatico e risolutivo dei problemi della comunità.

Un cuscinetto politico che sottragga molte ragioni di scontro ai due schieramenti di destra e sinistra ma li obblighi alla ricerca di convergenze con quelli, chiamiamoli volenterosi, che si propongono nella fase della mediazione. Forse di questo c’è bisogno ma non è semplice evocarlo perché le attuali forze politiche non sono interessate a favorire un nuovo scenario politico, preferiscono lo “status quo” che appare meno intrigante e rischioso per loro con la conseguenza però di avere sempre più una politica inconcludente e protagonista solo di un corpo di ballo esclusivo e autoferente. Dunque non utile al bene comune.


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